Cercasi Taxi disperatamente
Le code infinite in stazione Termini a Roma per un taxi non fanno ormai più notizia. Una situazione grave, imbarazzante e oltretutto vecchia come il cucco
| Economia
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Le code infinite in stazione Termini a Roma per un taxi non fanno ormai più notizia. Una situazione grave, imbarazzante e oltretutto vecchia come il cucco
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Le code infinite in stazione Termini a Roma per un taxi non fanno ormai più notizia. Una situazione grave, imbarazzante e oltretutto vecchia come il cucco
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Le code infinite in stazione Termini a Roma per un taxi non fanno ormai più notizia. Una situazione grave, imbarazzante e oltretutto vecchia come il cucco
Reduce da alcuni giorni a Ibiza, isola turistica per eccellenza come ben saprete e meta prediletta per le notti infinite in discoteca da ragazzi, giovani e anche non pochi meno giovani, mi sono sorpreso a fare una banale considerazione: ci sono più taxi sull’isola delle Baleari che a Roma. Ovviamente non in senso stretto – non conosco il numero delle licenze dei taxi di Ibiza e saranno ben di meno di quelle di Roma in termini assoluti – ma l’efficienza del servizio è quella che sarebbe lecito attendersi in un luogo che vive di turismo.
Senza ulteriori paragoni che sarebbero ridicoli, resta il dato di fatto: non si fa turismo senza taxi. Roma, nostra capitale e una delle mete più ambite a livello mondiale, è come se avesse scelto di farne quasi a meno. In relazione al numero di visitatori e abitanti, si intende. Le fotografie delle code infinite alla stazione Termini non fanno più notizia ed è diventato ormai un tratto distintivo di chi la città la conosce sul serio riuscire a conquistare un’agognata auto bianca.
Una situazione insostenibile, grave, imbarazzante e oltretutto vecchia come il cucco. Abbiamo perso il conto degli anni passati a discutere di licenze dei taxi nella capitale – diventate un’arma mica da ridere anche in alcune competizioni elettorali – così come a Milano e in tutti i principali centri del Paese. La questione, è bene sottolinearlo, non è certo solo romana. Nella città eterna è ulteriormente aggravata dalle caratteristiche, dalle dimensioni e dal numero impressionante di turisti che (grazie al cielo!) si stanno registrando in questi mesi. Provate, peraltro, a trovare un taxi alla stazione centrale di Milano in una delle tante “week“ della moda o altro che caratterizzano la vita meneghina. Impresa ai confini della realtà, che ha spinto il sindaco Sala a chiedere mille nuove licenze.
Ce l’hai con i tassisti, si chiederà qualcuno: no, mai e poi mai. “Ce l’ho” con un Paese che non fa pace con un concetto basilare: solo la concorrenza può realmente tutelare il cittadino-consumatore. Solo la concorrenza rende più vantaggioso usufruire e pagare i servizi, di qualsiasi genere. Tutto il resto è frottola, rinvio, pilatesco atteggiamento per non inimicarsi la categoria X o Y e continuare a fare i pesci nel barile.
L’idiosincrasia alla concorrenza – con il dovuto rispetto, sono anni che parliamo di spiagge e tassisti manco fossero la Carta dei diritti delle Nazioni Unite – presenta ormai dei tratti patologici e va affrontata come fosse una delle grandi priorità del paese. Perché la concorrenza è uno spettacolare stimolo alla crescita e nei prossimi anni avremo bisogno di crescere come dell’aria.
Sembrerà strano collegare le file ai taxi a Termini all’andamento economico italiano, ma la capacità di rinnovare e aggiornare un servizio pubblico che in questo momento stiamo di fatto negando nelle più grandi città italiane costituirebbe un segnale importante della voglia di affrontare nodi ben più complessi. Coraggio.
di Fulvio Giuliani
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