Cosa ci ricorda il genio italiano
La genialità italiana: un connubio di stile, eleganza, bellezza e praticità. Un marchio di fabbrica che deve solo che renderci orgogliosi
Cosa ci ricorda il genio italiano
La genialità italiana: un connubio di stile, eleganza, bellezza e praticità. Un marchio di fabbrica che deve solo che renderci orgogliosi
Cosa ci ricorda il genio italiano
La genialità italiana: un connubio di stile, eleganza, bellezza e praticità. Un marchio di fabbrica che deve solo che renderci orgogliosi
La genialità italiana: un connubio di stile, eleganza, bellezza e praticità. Un marchio di fabbrica che deve solo che renderci orgogliosi
Torno con piacere a scrivere di bellezza e specificità italiana, dopo aver dedicato un pensiero alla via Emilia e all’incredibile scrigno di ingegneria e impresa in cui ci si imbatte percorrendo quella strada.
Lo faccio ‘grazie’ a una serie televisiva ormai datata, Mad Men, che a cavallo degli anni ‘10 spopolò negli Stati Uniti ed ebbe un ottimo successo anche da noi. Sette stagioni incentrate sulle avventure di un gruppo di pubblicitari newyorkesi dal 1960 alla fine del decennio (Mad Men sta per uomini di MADison Avenue, oltre che per “pazzi“).
Nella galleria di personaggi della serie, al fianco del protagonista indiscusso – Don Draper, interpretato da Jon Hamm – spicca un pubblicitario vacuo e fascinoso, il classico carachter inserito per generare simpatia e innescare i momenti comici. Il suo nome è Roger Sterling (John Slattery), elegante e amante della bella vita: il suo ufficio è l’unico di stile ed è arredato all’italiana. “Firma” inconfondibile di quel design la lampada “Arco“ dei fratelli Castiglioni per Flos, oggetto che oggi fa mostra di sé in qualsiasi museo di design in giro per il mondo.
Il connubio, del resto, fra genialità italiana, stile, eleganza, bellezza e praticità è un nostro marchio di fabbrica. Che venga scelto in produzioni televisive o cinematografiche non deve solo inorgoglirci. È un memo e un monito su quello che siamo ma soprattutto su due aspetti connessi fra loro: ciò che il mondo si aspetta da noi italiani e quello che resta il terreno in cui giocare la nostra partita.
Siamo un grande Paese manifatturiero, secondo solo alla Germania fra i 27 dell’Unione europea e uno dei grandi Paesi industriali al mondo. Per quanto lontani da India, Giappone o Corea del sud – lasciando da parte Stati Uniti e Cina – siamo in Serie A: considerate le nostre dimensioni, è un risultato di enorme prestigio per il nostro comparto produttivo. Lo siamo, però, quando competiamo ai massimi livelli della qualità e allo stato dell’arte della ricerca e sviluppo.
Non abbiamo alcuna possibilità di giocare per vincere sui grandissimi numeri, sulla produzione di massa. Non potremo mai fare concorrenza sui prezzi, per i motivi sopra esposti e per le caratteristiche proprie del nostro mercato del lavoro.
Saremo sempre scelti, però, da registi e produttori per identificare istantaneamente il bello. Perché il pubblico “vede“ Italia e sa esattamente cosa aspettarsi: il meglio del meglio.
Non ci riferiamo solo al design, ma all’intero universo della produzione manifatturiera. Non a caso una miriade di nostre aziende medie, piccole o piccolissime riescono a reggere (e battere) una concorrenza dimensionalmente superiore talvolta di 10, 20 o 30 volte. Resistere in questa competizione è impresa riservata a pochissimi e fuori dall’Italia si contano sulla punta delle dita le nazioni che almeno accettino la sfida.
C’è da essere orgogliosi e l’orgoglio è una delle prime molle per far bene ed essere degni di chi ci ha portato fin qui.
di Fulvio Giuliani
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