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L’elettrificazione è un’enorme opportunità

L’elettrificazione è un’opportunità per l’economia, non un ostacolo. Sollevare il problema dei 70 mila posti di lavoro messi a rischio in Italia è una scelta autolesionista.
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L’elettrificazione è un’enorme opportunità

L’elettrificazione è un’opportunità per l’economia, non un ostacolo. Sollevare il problema dei 70 mila posti di lavoro messi a rischio in Italia è una scelta autolesionista.
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L’elettrificazione è un’enorme opportunità

L’elettrificazione è un’opportunità per l’economia, non un ostacolo. Sollevare il problema dei 70 mila posti di lavoro messi a rischio in Italia è una scelta autolesionista.
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L’elettrificazione è un’opportunità per l’economia, non un ostacolo. Sollevare il problema dei 70 mila posti di lavoro messi a rischio in Italia è una scelta autolesionista.
Se 13 anni sembran tanti o pochi lo scopriremo nei prossimi mesi. Parliamo dello spazio temporale che ci divide dal possibile divieto di vendita di macchine a diesel e benzina nel territorio dell’Ue. Possibile, perché il voto del Parlamento europeo non ha sancito alcun obbligo ma solo avviato il complesso lavoro di confronto e mediazione che i governi saranno chiamati a svolgere fra di loro e la Commissione europea, per arrivare poi a uno dei passaggi fondamentali del programma “Fit for 55”, il progetto di riduzione del 55% delle emissioni inquinanti entro il 2030, rispetto al 1990. Nulla è stato ancora definito, così come lo strombazzatissimo “emendamento salva-Ferrari” andrebbe almeno letto. Si scoprirebbe che parliamo di un anno in più concesso ai costruttori della motor valley emiliana per adeguarsi alle limitazioni. Nulla di epocale. Converrebbe piuttosto ricordare che glorie come Ferrari e Lamborghini sono già a uno stadio avanzato di ricerca nell’elettrificazione, grazie anche all’impulso dato dalla Formula 1. Il risultato è che un prodotto “europeo” come la F1 è tecnologicamente due galassie avanti, rispetto a qualsiasi serie automobilistica americana o di altri Paesi. Sollevare il tema dei 70mila posti di lavoro messi a rischio dall’elettrificazione della mobilità in Italia (500mila in Europa), presentandolo surrettiziamente come un buon motivo per rallentare il processo, è quanto di più miope e autolesionista si possa immaginare. La specificità italiana è fatta di eccellenza e altissima specializzazione delle nostre maestranze e dei nostri ricercatori. Credere di proteggerli manco fossero dei panda bipedi significa volersi male. L’elettrificazione, che è solo una parte del fenomeno della transizione energetica, è una clamorosa opportunità. Dobbiamo viverla e raccontarla così. Parlare a livello industriale di mobilità elettrificata significa, in buona sostanza, parlare del futuro delle batterie. Credere che fra vent’anni continueremo a utilizzare quelle che oggi equipaggiano le nostre auto elettriche o ibride fa sorridere. Basterebbe ricordare dimensioni, peso e prestazioni dei primi telefonini e raffrontarli agli smartphone di oggi. Se è vero che le batterie a ioni di litio resteranno ancora per un po’ la scelta più economica e tecnicamente conveniente (il prezzo continua a scendere), Marco Pinetti, direttore della fiera della mobilità elettrica E-Tech Europe, sottolinea che «le aziende stanno cercando di ridurre l’utilizzo di nichel e cobalto, fondamentali per la produzione delle batterie al litio: circa il 70% del cobalto prodotto a livello globale proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dove le condizioni di sfruttamento nelle miniere estrattive sono terribili. La Russia fornisce circa il 20% del nichel di classe 1, purissimo». Data la guerra, non è necessario aggiungere altro. «Così Tesla punta sulle celle litio/ferro/fosfato – aggiunge – che hanno una durata maggiore e cicli di carica più rapidi, senza compromettere troppo le prestazioni. Ultima frontiera della ricerca sono le batterie allo stato solido, che appaiono molto promettenti e arriveranno sul mercato probabilmente nel 2025». Cioè domani. Il tema delle gigafactory – le fabbriche in cui si producono le batterie e i veicoli per la mobilità elettrica – è di straordinario rilievo economico per il nostro Paese e parlarne poco è rivelatore del tipo di dibattito a cui siamo abituati. L’obiezione che in questa gara l’Europa sia destinata a soccombere alla capacità produttiva degli Stati Uniti o della Cina non è priva di fondamento, ma già in parte superata. Pochi lo sanno, ma il Vecchio Continente è diventato la regione del mondo a più rapida crescita per la capacità delle batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici, se si esclude la Cina. In Italia, una gigafactory sarà aperta da Stellantis a Termoli e una da Italvolt a Ivrea, in un antico sito Olivetti. Giocare in difesa, pensare di tutelare lavori e posizioni che sono destinati a sparire – come tante volte nella storia del progresso tecnologico – è l’esatto opposto di ciò che ha reso l’Italia la straordinaria potenza industriale che è oggi. Di Fulvio Giuliani

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