Eurospesa e difesa europea
Ci sono scelte che devono essere compiute ed è solare che o decidiamo di dotarci di una difesa europea o saremo senza difesa
Eurospesa e difesa europea
Ci sono scelte che devono essere compiute ed è solare che o decidiamo di dotarci di una difesa europea o saremo senza difesa
Eurospesa e difesa europea
Ci sono scelte che devono essere compiute ed è solare che o decidiamo di dotarci di una difesa europea o saremo senza difesa
Ci sono scelte che devono essere compiute ed è solare che o decidiamo di dotarci di una difesa europea o saremo senza difesa
Non c’è alcun vincolo europeo che impedisca di spendere il 2% del Prodotto interno lordo per la difesa. Tanto più che molti Paesi Ue già lo fanno e vanno oltre. Per giunta e giustamente, i vincoli di bilancio esistenti sono stati negoziati da questo governo. Fare i furbi su tali concetti, scaricare le responsabilità all’esterno, non soltanto non è conveniente ma tradisce un’impostazione sbagliata.
I vincoli esistono – nella realtà prima ancora che negli accordi – e consistono nel fatto che se continui a spendere soldi che non hai ti ritroverai a dipendere da chi te li presta. A un prezzo sempre più alto (e abbiamo già questo triste record europeo). Il compito dei governi non è quello di andare appresso a qualsiasi necessità e a chiunque reclami una spesa, ma quello di fare della spesa la versione contabile delle scelte politiche. Un governo che compia soltanto scelte di facciata favorirà l’erosione dell’edificio collettivo.
Si guardi a quel che succede in Germania. La maggioranza di governo, nel loro Parlamento, è intatta. Potrebbero andare avanti litigando tutto il giorno e arrivando alla sera per dire: siamo uniti. Come si fa da noi. È vero che i partiti che lo compongono hanno perso le elezioni locali, ma non è un buon motivo per perdere anche quelle nazionali (così finirà). Ma hanno lucidamente preso atto che la crisi politica non è il derivato delle polemicuzze, sterilizzabile con le non scelte, ma il frutto del collasso dell’equilibrio che reggeva il sistema tedesco che – come quello italiano (da noi solo un po’ meno) – prevede alte esportazioni, energia a basso costo e difesa in conto altrui. È la splendida stagione apertasi dopo il 1989, ma è finita. Con questo si devono fare i conti, non con i capricci politici. Rinviare non serve e una classe dirigente degna ne deve prendere atto. Qualche arrogante ti chiamerà «stupido», ma questo è rendersi utile al proprio Paese.
Ci sono scelte che devono essere compiute ed è solare che o decidiamo di dotarci di una difesa europea o saremo senza difesa. Il punto non è comprare qualche arma e qualche cartuccia in più, ma dotarsi di un sistema industriale europeo per la difesa. Leonardo lo sta facendo, ma siamo ai primi passi. Serve una spinta potente e siccome non c’è un governante uno, in Ue, che sia in grado di sostenere che ci sarà qualche pensionato in meno pur di avere qualche obice in più, essendo la seconda cosa necessaria e urgente, va fatta assieme e con debito europeo. Che è una delle scelte vere che hanno diviso il governo tedesco. Ma debito europeo non significa che si prendono i soldi e si fa quel che si crede, tanto i buffi sono collettivi: significa maggiore integrazione e condivisione delle scelte. Se si comincia raccontando che i vincoli Ue impediscono di spendere il 2% si comincia malissimo e si resta ai margini. In questo modo perdendo occasioni di crescita, occupazione, innovazione e ricchezza. Tutti bravi a dire «Lo voglio», il cimento è saperlo volere e fare.
Tutto questo è urgente perché è stato eletto Trump? Era urgente anche prima. Il rapporto Draghi, che ne descrive le tappe, è stato scritto prima. Che noi si violi l’impegno preso con la Nato, circa la spesa per la difesa, è vero da decenni e da almeno cinque presidenti Usa (e tutti, in modo più o meno ruvido, l’hanno ricordato). La maggiore urgenza è data da due altri fattori: 1. i dazi (se li metteranno nella forma annunciata) innescheranno un attrito commerciale, il che surriscalda l’ambiente e non favorisce la crescita; 2. se gli Usa non considerassero quella fra Ucraina e Ue anche una loro frontiera, se decidessero di concedere qualche cosa a Putin pur di farla finita, si troverebbero con la Cina a Taiwan e con il prossimo attacco russo che sarà rivolto a un altro Paese a cavallo fra ex Urss e Ue (tipo Georgia e Moldavia). A quel punto lo avremmo in casa (come prima del 1989).
Vero che produciamo più caviale dei russi e colà lo esportiamo, ma sarà bene avere anche le armi e l’eurospesa per disporne e metterle a sistema.
di Davide Giacalone
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