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Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti a difesa del bilancio

Se non arrivano le proposte dei vari Ministeri, provvederà quello capitanato dal ministro Giancarlo Giorgetti ad avvicinarsi almeno a risparmiare 2 miliardi per il 2024
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Giancarlo Giorgetti a difesa del bilancio

Se non arrivano le proposte dei vari Ministeri, provvederà quello capitanato dal ministro Giancarlo Giorgetti ad avvicinarsi almeno a risparmiare 2 miliardi per il 2024
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Giancarlo Giorgetti a difesa del bilancio

Se non arrivano le proposte dei vari Ministeri, provvederà quello capitanato dal ministro Giancarlo Giorgetti ad avvicinarsi almeno a risparmiare 2 miliardi per il 2024
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Se non arrivano le proposte dei vari Ministeri, provvederà quello capitanato dal ministro Giancarlo Giorgetti ad avvicinarsi almeno a risparmiare 2 miliardi per il 2024

Dei Sette Splendenti che sono al cospetto di Dio, l’arcangelo Gabriele è emanazione dei poteri di purificazione e rinascita. Ecco, non desidero glorificare il ministro Giancarlo Giorgetti, audace del Mef, ma una certa simpatia unita a stima sta progressivamente aumentando. Saper poi che in una situazione in cui il più autorevole Ministero combatte la complicata vicenda della Nadef con in seno i leghisti Borghi e Bagnai che esercitano il ruolo delle moderne tricoteuse (le donne scatenate che durante la Rivoluzione francese assistevano alle decapitazioni sferruzzando) me lo fa paragonare a un vero araldo delle visioni, messaggero di una politica responsabile che rende comprensibile alle persone di cosa stiamo trattando.

Se non arrivano le proposte dei vari Ministeri, provvederà quello da lui capitanato ad avvicinarsi almeno a risparmiare 2 miliardi per il 2024, alla ricerca di coperture che si aggiungono ai quasi 16 miliardi in deficit che già sono sul tavolo, posto che i Ministeri prima con la Nadef e a ruota con la legge di bilancio fanno richieste di spesa per circa 40 miliardi. Anche perché l’asta dei Btp è certo andata molto bene (dai risparmiatori italiani sono stati raccolti oltre 17 miliardi) ma non è creando altro debito che possiamo innestare una manovra in una situazione economica incendiata sia dallo spred sia dalla campagna elettorale bipartisan. Se l’operazione è «prudente», come sostiene il governo, lo è rispetto alle richieste – davvero inverosimili – avanzate dalle forze politiche che sostengono la maggioranza, ma non in termini oggettivi.

Vero è che la manovra sconta alcuni errori commessi in passato, ma anche recentemente. La decisione di investire pesantemente nel 2023 sulla riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro fino a 35mila – con un ulteriore incremento a partire da giugno (crea perplessità la fiscalizzazione degli oneri contributivi) – è troppo onerosa per le finanze pubbliche, ma il governo intende perseverare. Ed è altrettanto vero che nella legge finanziaria ereditata l’anno scorso il governo aveva previsto di mantenere inalterata per il triennio successivo la spesa nominale per il personale e per l’acquisto di beni e servizi: una previsione insostenibile, data la ripresa dell’inflazione. Occorrono dunque coraggio e buonsenso.

 

di Alessandra Servidori

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