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I dazi di Trump affondano le Borse ma faranno male anche agli USA. Europa pronta a rispondere

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Da domani scattano ufficialmente i dazi nei confronti di Cina e Canada. Il Messico si salva in zona cesarini in cambio dell’invio di soldati al confine. Una guerra in cui perdono tutti e che in passato ha già dimostrato grossi limiti. L’UE intanto studia le contromosse

Groenlandia trump

E’ una guerra quella dei dazi innescata dal presidente Donald Trump che al momento non sembra fare bene a nessuno. Tutti i principali listini europei oggi, infatti, hanno aperto in ribasso.

Male anche Milano con alcuni titoli che hanno perso oltre il 5% come Stellantis e Pirelli. In picchiata anche Stm, Mps e Mediobanca, bene invece Generali che ha reagito all’ondata di vendite dopo l’entrata in partita di Unicredit.

A gettare ombre sull’Europa – nonostante i buoni auspici di Elon Musk che nel weekend ha incitato il Vecchio Continente “a tornare grande” con un tweet visualizzato oltre 60 milioni di volte – i dazi commerciali USA del 25% imposti sui beni importati da Canada e del 10% su Cina e che scatteranno proprio a partire da domani.

Il Canada ha già detto che risponderà a sua volta con dazi del 25% su beni del valore di 155 miliardi di dollari canadesi. Le reazioni allo studio da parte della Cina, invece, sono ancora attese ma c’è da credere che non servirà attendere molto per conoscerle.  Meglio è andata al Messico grazie alla intermediazione della presidente del Paese centroamericano che è riuscita a trattare con Trump e a convincerlo di sospendere i dazi per un mese in cambio del dispiegamento di 10mila soldati al confine che controllino il flusso dei migranti irregolari.

Certamente anche l’Europa non starà a guardare nel caso The Donald dovesse cominciare una guerra commerciale verso di lei, come ha fatto intendere nei giorni scorsi.

Come dicevamo è una guerra che non fa bene a nessuno (negli USA i future su Wall Street perdevano tutti terreno.) A picco anche le criptovalute che hanno bruciato oltre 600 miliardi di dollari, con in testa il Bitcoin dopo la corsa intrapresa dal dollaro nei confronti dell’euro. Ma è una corsa durante la quale gli USA rischiano di inciampare nel caso tutte le principali potenze decidessero di isolare commercialmente il paese a stelle e strisce. La verità è che la globalizzazione ha reso tutti sono interscambiabili e nessuno indispensabile.

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