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Il muro della logistica

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Il muro della logistica. I dazi contro la Cina provocheranno uno choc commerciale negli Stati Uniti. Le conseguenze della guerra lanciata da Trump si presenteranno dal 10 maggio in poi. Ecco come

Il muro della logistica

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Il muro della logistica. I dazi contro la Cina provocheranno uno choc commerciale negli Stati Uniti. Le conseguenze della guerra lanciata da Trump si presenteranno dal 10 maggio in poi. Ecco come

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Il muro della logistica

Il muro della logistica. I dazi contro la Cina provocheranno uno choc commerciale negli Stati Uniti. Le conseguenze della guerra lanciata da Trump si presenteranno dal 10 maggio in poi. Ecco come

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Il muro della logistica. L’entrata in vigore dei dazi introdotti da Donald Trump contro la Cina sta per ripercuotersi concretamente sull’economia americana, visto che dalla mattina del 10 aprile il commercio sino-statunitense è stato strozzato dalla tariffa del 145% sulle importazioni cinesi negli Stati Uniti. La logistica globale è infatti un organismo complesso, un sistema di trasporti terrestri e marittimi su scala globale che ha i suoi tempi tecnici, ovvero il periodo che separa il momento in cui un prodotto finito esce dalla fabbrica da quello in cui arriva sugli scaffali di un Paese che spesso si trova in un altro Continente. Una container ship che salpa dalle coste della Cina impiega circa 30 giorni a raggiungere il porto di Los Angeles (il più grande snodo di container degli Stati Uniti); altri 15 giorni per raggiungere il Midwest o il Texas e poi altri giorni ancora per raggiungere le aree metropolitane della costa orientale del Nord America. Ciò significa che le conseguenze della guerra commerciale lanciata da Trump si presenteranno dal 10 maggio in poi, all’inizio con una carenza di merci nei magazzini e poi con un aumento dei prezzi.

Le società della logistica hanno comunicato che le prenotazioni di carichi verso gli Stati Uniti sono crollate drasticamente dopo l’introduzione dei nuovi dazi sulle importazioni cinesi. In base agli ultimi dati del servizio di tracciamento container Vizion citati dal “Financial Times”, nella seconda metà di aprile le prenotazioni di container standard (Teu) dalla Cina agli Stati Uniti sono diminuite del 45% rispetto all’anno precedente. Nello stesso periodo si impennavano le prenotazioni di Teu destinati al Vietnam e alla Cambogia, in quella che sembra una triangolazione di merci cinesi verso un Paese al momento esente dai dazi ‘reciproci’ allo scopo di aggirare – nei casi in cui è possibile – le tariffe sulle importazioni dalla Cina. Tuttavia, nel mese di maggio il volume complessivo di Teu che sbarcheranno nei terminal di Los Angeles sarà comunque inferiore di 400mila unità, circa un quarto in meno rispetto al 2024.

Nell’ultima settimana le consegne sono invece aumentate del 56% rispetto all’anno precedente, poiché nei primi mesi dell’anno gli importatori hanno aumentato gli ordini dalla Cina per fare scorta di merci in vista della guerra commerciale di Trump, che tutti si aspettavano ma non su questa scala e, soprattutto, non con questo livello di incertezza. La situazione è infatti critica, più di quello che sembra da queste prime settimane dall’entrata in vigore dei dazi contro Pechino e nonostante la sospensione di 90 giorni di quelli contro il resto del mondo.

Lo scorso lunedì i ceo di Walmart, Target e Home Depot – i tre colossi della grande distribuzione statunitense – hanno avuto un incontro privato con Trump. Secondo le fonti di Bloomberg e Axios, i tre hanno spiegato al presidente che nell’arco di due settimane le conseguenze delle tariffe cominceranno a ripercuotersi sui consumatori con scaffali vuoti e prezzi più alti. In realtà è probabile che prima di arrivare a questo dovrà passare altro tempo, dato che in generale i rivenditori hanno massimizzato le scorte e che l’aumento dei prezzi per l’utente finale non è così immediato. Ma alla fine le conseguenze delle decisioni sbagliate dei primi 100 giorni del secondo mandato di Trump presenteranno il conto, colpendo l’intera filiera di grandi, medie e piccole imprese che dipendono dalle importazioni nonché le persone che ci lavorano, a partire dai blue-collar dell’America profonda che il nuovo inquilino della Casa Bianca aveva promesso di proteggere.

Di Federico Bosco

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