Pecorino, avanti tutta! Lamentarsi è da sempre più facile. Ed essere pessimisti più semplice che cercare ragioni di ottimismo. Quante volte abbiamo ascoltato o letto, negli anni passati, delle proteste dei pastori italiani (sardi, ma non soltanto) che lamentavano compensi troppo bassi per un litro di latte da vendere ai caseifici. O, ancor più di recente, dell’allarme per un’epidemia di ‘lingua blu’ in alcune zone della Sardegna.
Ebbene, oggi vogliamo essere ottimisti e per questo vi diamo una buona notizia con tanto di numeri: il pecorino romano fa impazzire il mondo e nei primi sei mesi di quest’anno le sue esportazioni hanno registrato un +25% negli Usa e un +18% in Europa. Dati economici importanti, oltre a essere una conferma della qualità di un’eccellenza italiana per la tavola.
Volendo buttare giù un quadro del settore, in Italia possiamo contare 12mila aziende zootecniche (con 25mila addetti e circa 3milioni e 300mila pecore) e quaranta caseifici. Il tutto per un valore produttivo di 230 milioni di euro, che raddoppiano se li ricalcoliamo alla fine dell’intera filiera commerciale.
Oltre che negli Stati Uniti e in Europa il pecorino piace molto anche in altri Paesi come il Giappone o l’Australia, verso i quali le nostre esportazioni vanno bene. Si tratta, insomma, di una bella realtà produttiva in un’Italia che – dopo un anno e mezzo di Covid-19 e difficoltà economiche – proprio nella qualità del settore agroalimentare sta trovando uno dei punti di forza per il suo rilancio.
di Massimiliano Lenzi
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