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Il turismo azzoppato dai tassisti (che non ci sono)

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Il turismo in Italia va a gonfie vele eccetto per un servizio palesemente non consono alla nostra imparagonabile proposta turistica: i taxi
Il turismo azzoppato dai tassisti

Il turismo azzoppato dai tassisti (che non ci sono)

Il turismo in Italia va a gonfie vele eccetto per un servizio palesemente non consono alla nostra imparagonabile proposta turistica: i taxi
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Il turismo azzoppato dai tassisti (che non ci sono)

Il turismo in Italia va a gonfie vele eccetto per un servizio palesemente non consono alla nostra imparagonabile proposta turistica: i taxi
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Il turismo va, siamo reduci da una stagione 2023 lusinghiera (anche se non eccezionale d’estate per l’insipienza di troppi operatori che hanno deciso di pestare sui prezzi, senza considerare le inevitabili conseguenze e ricadute. Lo sottolineammo fra luglio e agosto). A Natale, in particolar modo le città d’arte e le località di montagna hanno fatto registrare lusinghieri tassi di occupazione delle strutture alberghiere e numeri assoluti di indiscutibile pregio. A parte il discorso relativo alla prudenza necessaria nello stressare la leva dei prezzi – soprattutto quando non corrispondente a un’offerta ineccepibile, torneremo in futuro sul punto – se c’è un servizio palesemente non consono (eufemismo) al livello della nostra proposta turistica è quello dei taxi. Direte e non senza ragioni: “Lo scopri solo oggi? Pensa ai poveri residenti che devono passare le pene dell’inferno per trovare un’auto bianca ogni santo giorno….”. Vero, ma abbiamo deciso di occuparci di turismo e il trattamento a cui sono destinati troppi turisti nelle nostre città è ormai intollerabile. Come si può pensare di offrire un’immagine adeguata alle meraviglie del nostro Paese se assistiamo con assoluta regolarità a code apocalittiche alla Stazione Termini di Roma o alla Centrale di Milano? Se in occasione delle varie “Week“ meneghine ormai ci si affida esclusivamente ai servizi privati, se si vogliono movimentare professionisti e visitatori coinvolti? Come si può pensare di fare turismo con efficienza e decenza, se ancora troppe volte si ricorre a trucchi veramente ignobili per spillare qualche euro? Per carità, non vale per tutti e ovviamente la grande maggioranza degli autisti è composta da seri professionisti e persone specchiate, ma forse saremo stati un po’ più sfortunati di altri (anche molto di recente) in troppi episodi e in diverse città, per non considerare il problema dei taxi ormai enorme. Lo è di suo da una vita – per l’annosa questione delle licenze e dei numeri palesemente insufficienti (o almeno molto male organizzati) – ma nel caso del turismo finisce per avere un’influenza potenzialmente devastante in termini sostanziali e di immagine. Un appello perché si studino soluzioni serie e a lungo termine va ovviamente rivolto a politici e amministratori, ma la stessa categoria dei tassisti non può continuare a trincerarsi dietro un mondo che non c’è più o una sindrome da accerchiamento che spinge a vedere fantasmi e nemici ovunque. Mentre le code si allungano e l’insoddisfazione dilaga. di Fulvio Giuliani

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