Ieri ragionavamo della Bce e del rialzo dei tassi deciso dalla presidente Christine Lagarde a partire da luglio. Un fenomeno-non fenomeno, annunciato in tutte le salse e totalmente prevedibile che solo una critica addormentata e una politica fellona possono definire una sorpresa o la causa ultima – sottolineiamo, ultima – della giornata di passione vissuta ieri dai mercati e in particolar modo dalla nostra Borsa.
Ci ripetiamo, dunque, ma ripetita iuvant: ieri, mentre su questi lidi si ricominciava la solita solfa antieuropea, dagli Stati Uniti arrivava la notizia dell’inflazione più alta del 1981 a oggi, superiore a quanto previsto dagli analisti. Questa è una notizia non prevedibile (appunto) e di indiscutibile peso negativo per le settimane a venire. Per quale benedetto motivo, secondo i cantori della colpa che è sempre degli altri, si starebbero alzando i tassi delle economie più avanzate, se non per proteggere il potere d’acquisto dei cittadini dall’inflazione ed evitare una devastante spirale prezzi-salari?
Da noi (Europa) lo si fa ancora a ritmi molto molto più blandi rispetto agli USA, eppure è così facile starnazzare, invece di rassegnarsi a dire la verità agli italiani. Abbiamo tutti gli strumenti, la gran parte dei quali forniti dalla vituperata Europa – guarda un po’ – per affrontare le difficoltà in arrivo e la contingenza creata dalla scellerata guerra di Putin. Purché si continui a far marciare questo benedetto Paese, a privilegiare la crescita, senza dare l’impressione di cercare perennemente una scorciatoia. Lo abbiamo fatto meravigliando il mondo appena pochi mesi fa, possiamo ancora sfruttare quell’abbrivio.
Questa è la domanda posta ieri dai mercati all’Italia: farete quello che sapete fare meglio, cioè liberare le energie di un’economia vitale e fantasiosa (proprio ieri è stato diffuso il dato della produzione industriale italiana, in crescita dell’1,6% e per il terzo mese consecutivo, ma nessuno lo dice…) o vi rassegnerete per l’ennesima volta alla fuga dalla realtà e al vuoto della peggiore politica?
Di Fulvio Giuliani
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