SOS mamma e papà: intervista a Debora Moretti, Co-CEO di Zeta Service
Stando all’ultimo report dell’Ispettorato del Lavoro, sono quasi 62mila le dimissioni volontarie di padri e madri. Una soluzione arriva da Zeta Service
SOS mamma e papà: intervista a Debora Moretti, Co-CEO di Zeta Service
Stando all’ultimo report dell’Ispettorato del Lavoro, sono quasi 62mila le dimissioni volontarie di padri e madri. Una soluzione arriva da Zeta Service
SOS mamma e papà: intervista a Debora Moretti, Co-CEO di Zeta Service
Stando all’ultimo report dell’Ispettorato del Lavoro, sono quasi 62mila le dimissioni volontarie di padri e madri. Una soluzione arriva da Zeta Service
Stando all’ultimo report dell’Ispettorato del Lavoro, sono quasi 62mila le dimissioni volontarie di padri e madri. Una soluzione arriva da Zeta Service
Una recente ricerca pubblicata sulla rivista inglese People Management ha evidenziato che quasi un genitore-lavoratore su due ha lasciato il lavoro o sta prendendo in seria considerazione di farlo. In primis, per l’impossibilità di bilanciare vita familiare e privata ma anche per scarsa informazione da parte delle istituzioni e scarso supporto sul lavoro. Tre fattori ritenuti, inoltre, la causa principale di rinuncia a priori alla maternità.
In Italia stessa minestra: stando all’ultimo report dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, sono ben 61.391 le dimissioni di padri e madri nel 2022 (+17,1% rispetto all’anno precedente).
Il problema è chiaro, le risposte concrete dagli organi predisposti meno. Così si assiste ad un progressivo impegno nel privato per sanare questo problema enorme. Un esempio arriva da Zeta Service, azienda specializzata nei servizi HR e payroll che ha lanciato ‘Help Desk Genitorialità’, un servizio offerto ai propri dipendenti per districarsi nello stressante labirinto burocratico.
“È un servizio molto trasversale che sta interessando neo genitori ma anche persone che stanno pensando di esserlo visto che la maggior parte delle richieste arrivano da persone della fascia d’età 30-40 anni” ci racconta Debora Moretti, Co-CEO di Zeta Service.
Tutto parte da una domanda: “Quando stavo per diventare mamma di Vittoria mi sono resa conto che la burocrazia relativa alla genitorialità era davvero complessa, con informazioni e scadenze poco chiare e un linguaggio poco accessibile. Io ho avuto un grande sostegno ma mi sono chiesta: come faranno gli altri genitori?” racconta Moretti.
La denatalità è figlia di strumenti inadeguati: “Penso, ad esempio, al Bonus mamme 2024. Se da una parte il nome tradisce l’assenza di un’idea di genitorialità condivisa, dall’altra si sta dimostrando uno strumento totalmente inadeguato. Il taglio dei contributi previsto dall’esonero” continua Moretti, “se da un lato porta ad un aumento della retribuzione netta dall’altro rischia di far scendere l’importo dell’assegno unico (a causa dell’aumento del reddito fiscale). Senza dimenticare che vale solo per le lavoratrici a tempo indeterminato: un corto circuito, insomma”.
Il ruolo delle aziende è cruciale: “Non parlerei di una resistenza nei confronti delle nuove nascite. È proprio una questione di strumenti. Pensiamo al congedo di paternità che, secondo la normativa, è di dieci giorni. Per noi agevola uno stereotipo di genere: la nascita di un bambino/a riguarda prettamente la madre. Impensabile! Riguarda tutto il nucleo familiare, qualsiasi esso sia” spiega la ceo che lavora in stretta sinergia con l’impresa sociale Fondazione Libellula, per agevolare il benessere dei lavoratori. Tanto che, ai neopapà, sono concessi altri 20 giorni di congedo e lavoro agile.
Tutte le aziende partecipanti hanno recepito l’iniziativa con grande entusiasmo e questo, per Moretti, ci dice soprattutto una cosa: “Possiamo fare ancora di più. Sono certa che portare avanti azioni di sviluppo e sostegno alla genitorialità condivisa sia necessario per colmare i vuoti normativi”.
di Raffaela Mercurio
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