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Italia Europa

Salvavoto, tra Italia ed Europa

Poi si vota e la realtà torna quella che è. L’Italia ha un vero e proprio interesse nazionale ad una maggiore integrazione nel sistema Europa

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Salvavoto, tra Italia ed Europa

Poi si vota e la realtà torna quella che è. L’Italia ha un vero e proprio interesse nazionale ad una maggiore integrazione nel sistema Europa

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Poi si vota e la realtà torna quella che è. L’Italia ha un vero e proprio interesse nazionale ad una maggiore integrazione nel sistema Europa

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Poi si vota e la realtà torna quella che è. L’Italia ha un vero e proprio interesse nazionale ad una maggiore integrazione nel sistema Europa

Si vota il 9 giugno e s’è dovuto attendere il 31 maggio per sentire parlare dell’Unione europea e degli interessi italiani. Lo ha fatto Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia. Prima della campagna elettorale lo aveva fatto Mario Draghi, parlando del rapporto sulla competitività europea. Chi chiede voti parla d’altro. Accudito da un mondo dell’informazione pronto a inseguire l’ultima corbelleria di giornata.

L’Unione europea, chiarisce il governatore, rimane il secondo mercato al mondo, ma calante. Gli Stati Uniti sono il primo, stabilmente. La Cina il terzo, ma crescente. Se non vogliamo perdere questa posizione – in una stagione in cui si torna a parlare e fare guerre – lo sforzo per la difesa e l’innovazione tecnologica dev’essere europeo e comune. Non è che gli sforzi dei singoli Paesi europei siano meno belli, è che sono perdenti per dimensioni. Nessuno dei Paesi Ue può aspirare, neanche per scherzo, a essere il secondo mercato mondiale. Quegli sforzi hanno bisogno di un potente polmone finanziario, che solo l’Ue può permettersi. Per noi italiani, meglio non dimenticarlo, anche un polmoncino sarebbe più costoso. Quindi abbiamo un interesse nazionale a una maggiore integrazione europea.

È in quel mercato, ricorda Panetta, che possiamo far valere i nostri punti di forza. Sull’innovazione tecnologica, ad esempio, l’Italia è avanti: nel 2021 avevamo 13,4 robot ogni mille addetti, mentre in Germania ce n’erano 12,6 e in Francia 9,2. L’Italia che compete è avanti. L’Italia protetta dalla competizione – quella delle rendite, quella delle minoranze che prendono in ostaggio gli altri (come taxi e balneari) – fa da zavorra.

Possiamo anche fare i titoli dei giornali sui favolosi record dell’occupazione, giunta al 62,3% della popolazione attiva, ma resta la più bassa in Ue. Un risultato positivo, ma che racconta anche un’arretratezza. E se i salari non crescono è perché l’occupazione cresce senza incrementi di produttività, arruolando lavoro povero per produzioni povere, che di sicuro non generano salari ricchi. Ma noi parliamo del mondo dell’istruzione per mettere “merito” sulla carta intestata e disputare ancora del precariato da assumere. Panetta va oltre e avverte che entro il 2040 (domani mattina) il numero dei potenziali lavoratori, per ragioni demografiche, diminuirà di 5 milioni e 400mila persone ma, attenzione e aprite bene occhi e orecchie: sarà ‘solo’ quella cifra enorme a patto che ogni anno entrino 170mila immigrati da mettere al lavoro. Ovvero il doppio del decreto flussi, pur meritoriamente allargato dal governo Meloni. Servono più immigrati, non meno. Altrimenti il prodotto interno lordo scenderà in maniera drammatica.

E si arriva al debito: non esiste alternativa razionale al ridurlo, ma non esiste modo realistico di farlo se non tagliando le spese e facendo crescere la ricchezza prodotta, il che rimanda a produttività, istruzione e più gente al lavoro. Questa è la realtà.

Ora veniamo alle fantasie elettorali. Si vara un decreto e lo si chiama “salvacasa”, nella logica secondo cui i piccoli abusi devono essere leciti. Un vice ministro infila il redditometro in un decreto e se lo mangiano vivo, nella logica secondo cui le piccole evasioni non sono il nostro problema. Si tratta dell’opposto di una sana e utile destra ‘legge & ordine’, che normalmente sostiene la difesa della legalità a ogni livello, ben sapendo che la diffusione di tanti microscopici tarli fa più buchi di un rumoroso trapano. E quando il ministro dell’Economia ha parlato di tagli agli enti locali lo hanno messo a tacere. Perché la campagna elettorale si fa non raccontando la realtà e proponendo ricette, ma fantasticando e promettendo. Una condotta ‘salvavoti’ che presuppone un elettorato instupidito dalla propaganda e disposto a credere pur di ottenere. Un gregge che si crede branco.

Poi si vota e la realtà torna quella che è. Quindi tenete da parte le considerazioni di Panetta e il progetto illustrato da Draghi, tanto da quelli si riparte. Dopo la gita.

di Davide Giacalone

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