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La mafia delle false recensioni

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Da tempo i giganti delle vendite sono in lotta con il mercato delle false recensioni, valutazioni stratosferiche di molti prodotti che, in realtà, non corrispondono alle descrizioni

La mafia delle false recensioni

Da tempo i giganti delle vendite sono in lotta con il mercato delle false recensioni, valutazioni stratosferiche di molti prodotti che, in realtà, non corrispondono alle descrizioni

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La mafia delle false recensioni

Da tempo i giganti delle vendite sono in lotta con il mercato delle false recensioni, valutazioni stratosferiche di molti prodotti che, in realtà, non corrispondono alle descrizioni

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In un’epoca non troppo lontana, quando era ancora alta la diffidenza dei consumatori per gli acquisti a distanza, erano pochi gli audaci a ordinare merci da remoto, sfidando l’ignoto nella speranza che il venditore ottemperasse alla propria obbligazione. Da allora le cose sono di gran lunga cambiate: complice il proliferare dei marketplace affidabili, le transazioni immateriali sono divenute tanto voluminose da minacciare il commercio al dettaglio.

Al definitivo decollo del commercio online ha contribuito la possibilità per i clienti di rilasciare recensioni dettagliate sui prodotti acquistati: alzi la mano chi non sbircia tra migliaia di recensioni prima di effettuare il pagamento! I più pigri, quelli che non hanno voglia di scorrere troppo le valutazioni degli altri clienti, si affidano alle stelline attribuite di fianco al prodotto per farsi un’idea. Più alto è il loro numero in relazione all’ammontare delle valutazioni, maggiori dovrebbero essere l’affidabilità del venditore e la qualità del prodotto. E qui potrebbe nascondersi l’inghippo: da tempo i giganti delle vendite sono in lotta con il mercato delle false recensioni, ossia quell’oscuro mondo che si cela dietro valutazioni stratosferiche di molti prodotti che, in realtà, non corrispondono alle descrizioni.

Venditori rapaci si affidano a broker di recensioni fasulle in cambio di un beneficio di qualche tipo per il recensore, come l’emissione di un buono regalo, il rimborso del prezzo pagato o l’invio gratuito di ulteriori prodotti. Infatti, il venditore con buone recensioni per gli algoritmi viene ad avere maggiore visibilità ed è potenzialmente facilitato nelle vendite future. Così facendo il mercato viene inquinato: essendo impossibile visionare la merce, le recensioni drogate causano un’asimmetria informativa che rischia di danneggiare la reputazione delle piattaforme.

Amazon ha dichiarato da tempo guerra a questo tipo di scambio e, recentemente, ha reso noto di aver vinto presso il Tribunale di Milano la prima causa in Italia contro una piattaforma che, per conto di venditori furbetti, gestiva il mercato delle false recensioni sul marketplace di Bezos. Il giudice ha imposto la chiusura del sito incriminato, qualificando il comportamento di concorrenza sleale a danno degli utenti del gigante statunitense. Amazon, manco a dirlo, annuncia che i propri uffici legali rimarranno comunque pronti a proseguire la battaglia contro questo sordido sistema che, c’è da scommettere, non si fermerà qui.

Di Stefano Musu

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