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Bollette

La scossa

Un governo che voglia far scendere le bollette dovrebbe, prima di tutto, separare i prezzi delle diverse fonti. Non solo non si fa, ma si fa il contrario. Venerdì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il disegno di legge per la ripresa della produzione elettrica da energia nucleare

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La scossa

Un governo che voglia far scendere le bollette dovrebbe, prima di tutto, separare i prezzi delle diverse fonti. Non solo non si fa, ma si fa il contrario. Venerdì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il disegno di legge per la ripresa della produzione elettrica da energia nucleare

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Un governo che voglia far scendere le bollette dovrebbe, prima di tutto, separare i prezzi delle diverse fonti. Non solo non si fa, ma si fa il contrario. Venerdì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il disegno di legge per la ripresa della produzione elettrica da energia nucleare

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Un governo che voglia far scendere le bollette dovrebbe, prima di tutto, separare i prezzi delle diverse fonti. Non solo non si fa, ma si fa il contrario. Venerdì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il disegno di legge per la ripresa della produzione elettrica da energia nucleare

Narrano le cronache che vi sarebbe stato un vivace dissidio fra la presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia circa il decreto sulle bollette energetiche, sicché il Consiglio dei ministri sarebbe stato spostato da ieri a venerdì. Che, raccontata così, non è una tragedia. Non so se le cose si siano svolte in quei termini. So che a raccontarle in quel modo a taluno potrebbe sembrare che il governo abbia il potere di stabilire il prezzo del gas o dell’energia elettrica, salvo litigare su quanto sconto si possa fare. E no, non ha questo potere. Ne ha altri, dai quali un qualche benefico effetto sulle bollette si potrebbe effettivamente avere. Peccato si faccia il contrario.

All’Economia avrebbero ‘trovato’ 3 miliardi – i soldi però non si trovano: si tolgono da qualche altra parte o si fa crescere il debito – ma la cosa sarebbe stata giudicata insufficiente a Palazzo Chigi. In una bolletta pesa il costo della materia prima, ma è meno scontato di quel che sembra e per due ragioni: a. da noi il prezzo dell’energia elettrica è il doppio che in Francia e notevolmente più alto che in Polonia o in Spagna, eppure l’energia elettrica è sempre la stessa, ma viene prodotta usando una diversa miscela di fonti, quindi di materie prime; b. una buona parte del prezzo finale è composto da gravami fiscali: soldi che vanno allo Stato e cui lo Stato (non i venditori di materia prima) non può rinunciare.

Dal primo punto discende che far credere che tutto dipenda dalle sanzioni comminate alla Russia, per la criminale invasione dell’Ucraina, è un raggiro, un modo per nascondere il problema. Non soltanto siamo troppo dipendenti dal gas, chiunque ce lo venda, non soltanto non andiamo a prendere in gas che abbiamo già in casa, nell’Adriatico (dove lo prendono i croati), ma abbiamo un pazzesco sistema di determinazione del prezzo per cui tutto è parametrato a quello del gas. Se aumenta il gas aumenta anche quel che paghiamo per l’energia elettrica prodotta con l’idroelettrico, il solare o l’eolico (che non hanno visto crescere di un solo centesimo i propri costi). Il che crea una rendita improduttiva che ingrassa i produttori che hanno quei sistemi, Enel in testa. Quindi: un governo che voglia far scendere le bollette dovrebbe, prima di tutto, separare i prezzi delle diverse fonti. Non solo non si fa, ma si fa il contrario.

Se si vanno a leggere la legge di bilancio e l’inquietante Milleproroghe si scopre che sono state prolungate per 20 anni le concessioni per le produzioni di energia con l’idroelettrico e anche la distribuzione dell’elettricità, mantenendo in vita non meno di 100 aziende che non hanno più clienti di quelli di un paese o di un quartiere metropolitano. Altra rendita costosa, che grava sulla bolletta. Se si facessero le gare si potrebbero trovare (numerosi) soggetti pronti a prendere quelle reti e quelle centrali e a farle fruttare facendo pagare meno l’energia a tutti. Ma qui le gare non si fanno manco per gli stabilimenti balneari, figuriamoci per cose di cui nessuno s’accorge.

Venerdì dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il disegno di legge per la ripresa della produzione elettrica da energia nucleare. Era stato promesso per la fine dell’anno, ma non saranno due mesi a cambiare le cose. Però ci sono voluti due anni per scriverlo e ne servirà un altro per approvarlo, poi mancheranno i decreti attuativi e già sarà finita la legislatura. Di questo passo di radioattivo ci sarà soltanto il ritardo, che costa e pesa in bolletta.

Vabbè, ma si può sempre tagliare il peso fiscale. Per questo all’Economia avevano trovato 3 miliardi. Ma no che non si può, perché la revisione della spesa è un film mai girato, il debito ha oneri incancellabili e lo Stato non può rinunciare agli incassi, sicché quello che sarà presentato come uno sgravio è in realtà un aggravio o una minore disponibilità da altra parte. Si paga diversamente o pagano altri.

Servirebbe una scossa, ma per riscuoterci dal torpore e allontanarci dal gioco delle tre carte fiscali che non cambiano nulla.

Di Davide Giacalone

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