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Monte dei Paschi di Siena

Mps-Mediobanca, molto più di un Risiko

L’offerta di scambio totalitaria di Monte dei Paschi di Siena (MPS) a Mediobanca che ha colto di sorpresa gran parte degli operatori

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Mps-Mediobanca, molto più di un Risiko

L’offerta di scambio totalitaria di Monte dei Paschi di Siena (MPS) a Mediobanca che ha colto di sorpresa gran parte degli operatori

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Mps-Mediobanca, molto più di un Risiko

L’offerta di scambio totalitaria di Monte dei Paschi di Siena (MPS) a Mediobanca che ha colto di sorpresa gran parte degli operatori

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L’offerta di scambio totalitaria di Monte dei Paschi di Siena (MPS) a Mediobanca che ha colto di sorpresa gran parte degli operatori

Sebbene il settore bancario e finanziario italiano abbia dato forti segnali di consolidamento negli ultimi 12 mesi, l’offerta di scambio totalitaria che Monte dei Paschi di Siena (MPS) ha lanciato su Mediobanca ha colto di sorpresa gran parte degli operatori. Rocca Salimbeni ha offerto 2,30 azioni per una di Piazzetta Cuccia riconoscendole un valore di 15,992 euro per titolo. Un totale di 13,3 miliardi di euro che include un premio di poco superiore al 5% rispetto alla chiusura del 23 Gennaio, Giovedì. Luigi Lovaglio, amministratore delegato di MPS, ha dichiarato che l’integrazione porterebbe a sinergie con un valore lordo di 700 milioni, di cui 300 milioni da ricavi, 300 milioni da costo e 100 milioni da funding. La banca toscana ha definito quest’operazione industriale spiegando che consentirebbe anche l’uso accelerato delle DTA (tasse differite) per 2,9 miliardi. Oltre al Ministero del Tesoro (11,7%), i principali azionisti di Mps sono Delfin (la cassaforte della Famiglia Del Vecchio – 9,9%) e Caltagirone (5%). Questi ultimi detengono rispettivamente il 19.81% e il 5.5% di Mediobanca e pacchetti azionari di Assicurazioni Generali. Mediobanca detiene poco meno del 14% del leone di Trieste. E’ comunque necessario tenere presente che a novembre 2024, Banco BPM ha comprato il 5% di MPS dal Tesoro, mentre Anima ha aumentato al 4% il suo precedente 1%.

MPS e Banco BPM hanno inizialmente ragionato sulla nascita del terzo polo bancario con la supervisione del governo che in questo modo avrebbe potuto restituire a investitori privati la banca senese, ma lasciandola in mani nostrane. Il banco è saltato quando all’inizio di quest’anno Unicredit ha lanciato un’Offerta Pubblica di Acquisto su Banco BPM ribadendo il suo disinteresse per MPS. Un ulteriore sabotaggio ai piani del Governo è scaturito dall’accordo paritario di joint venture che Generali ha stretto con l’asset manager francese Natixis per creare un colosso europeo della gestione patrimoniale con masse di 1900 miliardi. (650 miliardi da Trieste, 1250 miliardi dai francesi). Per il Governo italiano questo è un pericolo per il sistema manufatturiero e industriale italiano che potrebbe vedere migrare oltre le Alpi i risparmi del Bel Paese. Mediobanca detiene però il 13,10% di Generali. Scalare il maggiore azionista del Leone di Trieste sarebbe un arrocco che impedirebbe l’implementazione dell’accordo con Natixis. Delfin e Caltagirone posseggono rispettivamente il 9,93% e il 6,92% di Generali, ma per legge e per volere della Banca Centrale Europea non possono incrementare i loro pacchetti azionari. A queste famiglie risulta quindi necessario stringere alleanze per acquisire Mediobanca e con questa il controllo di Generali. Se dovessero riuscirci, il Tesoro otterrebbe quasi il 5% del soggetto nato dalla fusione. Caltagirone e Delfin avrebbero il 16,85% complessivo di Generali e il 13,10% di Mediobanca, ciò li porterebbe a essere ago della bilancia per il controllo della compagnia di assicurazione con quasi il 30%. Mediobanca è comunque nelle condizioni di valutare diverse possibilità. Un suo rifiuto alle avance di MPS, innescherebbe le ostilità che farebbe alzare il prezzo dell’operazione. Sotto la guida di Lovaglio, MPS è comunque tornato a produrre utili dopo aver raccolto 2,5 miliardi in aumento di capitale dal Tesoro.

La banca di Rocca Salimbeni ha anche beneficiato del rialzo dei tassi di interesse. Se Mediobanca accetterà quest’offerta, l’istituto senese ne diventerà il primo azionista. Attualmente, il 10% degli azionisti industriali di Mediobanca possiede poco sopra il 10%. Questo zoccolo duro ha un solido rapporto con l’amministratore delegato Alberto Nagel e il management di Piazzetta Cuccia. La mossa di Mps resta comunque fragorosa perché segna di fatto la fine degli equilibri passati ed è la prima volta che qualcuno prova a scalare Mediobanca in un modo così aggressivo che può trasformarsi in ostilità. Comunque, prima di concedere autorizzazione preventiva all’offerta, la Bce e la Banca d’Italia dovranno comunque valutare se Mps ha le risorse per implementare un’operazione di questo tipo con Mediobanca. Questo è solo l’incipit di una storia che potrebbe riservare parecchi colpi di scena.

Di Ruben Silva di Mediobanca

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