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Musk e il socialista

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Nel sì degli azionisti di Tesla all’aut aut di Elon Musk c’è la fotografia d’un cortocircuito del capitalismo di oggi

Musk e il socialista

Nel sì degli azionisti di Tesla all’aut aut di Elon Musk c’è la fotografia d’un cortocircuito del capitalismo di oggi

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Musk e il socialista

Nel sì degli azionisti di Tesla all’aut aut di Elon Musk c’è la fotografia d’un cortocircuito del capitalismo di oggi

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Mille miliardi di dollari di ‘stipendio’, seppur legati a una serie di obbiettivi da centrare, sono una barcata di danaro che neppure Paperon de’ Paperoni. Nel sì degli azionisti di Tesla all’aut aut – «Datemi mille miliardi o me ne vado» – di Elon Musk, uomo senz’altro di genio, c’è la fotografia d’un cortocircuito del capitalismo di oggi. Gli azionisti non se la sono sentita di dargli il benservito e hanno scommesso sul rilancio (sempre con lui al timone) dopo un periodo di crisi.

Nelle nostre democrazie il sistema capitalista, misurato da regole, resta il migliore che il mondo abbia partorito, per riconoscimento dei meriti e possibilità per gli individui di realizzarsi. Attenzione però all’andazzo della sproporzione, perché nella cifra record concessa a Musk (che probabilmente diventerà il primo trilionario della storia umana) più che lo spirito del capitalismo caro a Max Weber c’è l’eco del goloso Ciacco, messo da Dante nell’Inferno: «Voi cittadini mi chiamaste Ciacco / per la dannosa colpa de la gola». La questione legata ai mille miliardi non è moralistica ma razionale, poiché un capitalismo che si squilibri in maniera sfacciata – a prescindere dal recente andamento di mercato – diventa a suo modo una sorta d’anticapitalismo.

In America, terra delle possibilità, oltre al trilione di Musk oggi si consuma pure l’ascesa di Zohran Mamdani. La maggior parte della stampa europea ha letto il suo successo come una risposta all’imperversare negli Stati Uniti del trumpismo. Non è così (o lo è in minima parte). La sua vittoria è anzitutto figlia delle parole spese sul tema della crescente povertà a New York e della necessità d’aiutare chi non ce la fa, anche con la creazione di supermarket gestiti dal Comune che abbiano prezzi accessibili per la spesa dei più poveri.

Due facce degli States – Musk da una parte e Mamdani dall’altra – su cui si gioca il futuro non soltanto della politica ma della natura del capitalismo americano. L’ha capito l’ex presidente democratico Barack Obama, che sta provando a cercare una linea mediana nei dem fra le ricette di Mamdani e quelle di figure più conservatrici come le nuove governatrici della Virginia (Abigail Spanberger) e del New Jersey (Mikie Sherrill). Perché è vero che un socialista ha vinto a New York e non negli Usa. Ma è altrettanto vero che nulla più della newyorkese Wall Street incarna il capitalismo americano.

Di Massimiliano Lenzi

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