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Paperoni, tasse e leggende

Titolano i giornali: “Raddoppia la flat tax sui Paperoni stranieri”. Un linguaggio che va forse bene per giornali a fumetti, ma non serio

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Titolano i giornali: “Raddoppia la flat tax sui Paperoni stranieri”. Un linguaggio che va forse bene per giornali a fumetti, ma non serio

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Titolano i giornali: “Raddoppia la flat tax sui Paperoni stranieri”. Un linguaggio che va forse bene per giornali a fumetti, ma non serio

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Titolano i giornali: “Raddoppia la flat tax sui Paperoni stranieri”. Un linguaggio che va forse bene per giornali a fumetti, ma non serio

Titolano i giornali: “Raddoppia la flat tax sui Paperoni stranieri”. Un linguaggio che va forse bene per giornali a fumetti, ma non serio. Non si tratta di una flat tax – e cioè di un’imposta con aliquota uguale per tutti – ma di una lump sum tax, cioè di una tassa a cifra fissa, indipendente dal reddito. Non riguarda solo gli stranieri, ma determinati contribuenti ricchi impatriati, italiani inclusi. Non ‘raddoppia’ per chi ha già aderito all’offerta, ma solo per chi vi aderirà in futuro.

Le motivazioni che hanno indotto il governo a prendere questa misura sono apparentemente due: in primo luogo, ovviamente, aumentare il gettito, ipotizzando che per chi ha redditi molto elevati 100mila euro in più sono una scocciatura ma non un ostacolo; in secondo luogo limitare la platea dei potenziali interessati a contribuenti molto facoltosi, per evitare che afflussi ‘di massa’ generino eccessiva speculazione immobiliare, in particolare a Milano.

Vedremo l’anno prossimo se la misura produrrà o meno gli effetti desiderati, ma in ogni caso è positivo l’aver evitato un intervento con effetti retroattivi. Chi viene dall’estero con grandi capitali a disposizione si fida già molto poco dello Stato italiano, in primo luogo perché vede che gli italiani stessi diffidano dei pubblici poteri locali, in secondo luogo perché l’amministrazione della giustizia offre una sola certezza: quella di essere lentissima. La legge che ha introdotto il regime italiano “non-dom” nel 2017, ai tempi di Renzi, in effetti è stata scritta molto bene, da studi legali specializzati, non da burocrati ministeriali o magistrati in distacco. Speriamo non venga manomessa da mani inesperte nell’ora della fuga da Londra di capitali e cervelli.

La tesi che l’afflusso di ricchi stranieri inflaziona i prezzi degli immobili, rendendoli inaccessibili per gli autoctoni, è una leggenda populista senza fondamento. Ha effetti sui prezzi degli immobili di maggior pregio nel ‘quadrilatero’ milanese, ma non sul mercato nel suo insieme. In effetti, i prezzi degli immobili italiani in genere languono da un quarto di secolo, come è inevitabile in un Paese in cui l’economia e i redditi da lavoro ristagnano da decenni, situazione del tutto anomala nell’Ue e nell’insieme dei Paesi sviluppati, Giappone escluso. Se insomma gli studenti italiani non trovano alloggio nelle grandi città a un costo compatibile con le loro risorse, la ‘colpa’ non è certamente dei plutocrati in arrivo da Londra o da Dubai, ma del turismo di massa che offre ottimi rendimenti con gli affitti di breve durata, e del fatto che i redditi personali medi in Italia non aumentano in termini reali da quando il Pil reale ha smesso di crescere in misura significativa.

Se la priorità di chi governa resta di proteggere gli interessi corporativi esistenti piuttosto che facilitare la vita di chi intraprende, è inevitabile continuare a stagnare, esportando giovani cervelli e importando anziani rentiers.

di Ottavio Lavaggi

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