Pochi artigiani, tanti avvocati e ricchezza persa
In Italia è più facile trovare un avvocato che un fornaio: è la fotografia del nostro artigianato in grave crisi. Ma se il problema fosse culturale e dipendesse (anche) da noi?
Pochi artigiani, tanti avvocati e ricchezza persa
In Italia è più facile trovare un avvocato che un fornaio: è la fotografia del nostro artigianato in grave crisi. Ma se il problema fosse culturale e dipendesse (anche) da noi?
Pochi artigiani, tanti avvocati e ricchezza persa
In Italia è più facile trovare un avvocato che un fornaio: è la fotografia del nostro artigianato in grave crisi. Ma se il problema fosse culturale e dipendesse (anche) da noi?
In Italia è più facile trovare un avvocato che un fornaio: è la fotografia del nostro artigianato in grave crisi. Ma se il problema fosse culturale e dipendesse (anche) da noi?
In Italia è diventato molto più facile trovare un avvocato che un fornaio o un sarto: 237mila i primi, soltanto 180mila i secondi. È la fotografia scattata nel 2023 del declino, graduale e irreversibile, dell’artigianato nel nostro Paese. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre) su numeri Inps e Infocamere/Movimprese, gli artigiani sfiorano quota 1.457.000 unità rispetto agli oltre 1.867.000 di soli dieci anni fa.
«Si fatica a reperire nel mercato del lavoro giovani disposti a fare gli autisti, i sarti, i pasticceri, i fornai, i parrucchieri, le estetiste, gli idraulici, gli elettricisti, i manutentori delle caldaie e gli operatori edili» spiega l’associazione. E le conseguenze sono ben visibili nelle nostre città, con saracinesche di botteghe e negozi di vicinato sempre più abbassate.
Ma se il problema non risiedesse nello scarso appeal del settore presso le nuove generazioni ma fosse culturale e anche un po’ responsabilità degli adulti? Da tempo i lavori artigianali sono diventati per ‘vecchi e nostalgici’ o peggio. Insomma, per chi non sa usare il cervello e può puntare solo sulle mani. Abbiamo indotto la new gen a credere che senza una doppia laurea e un conseguente lavoro con più termini in inglese che in italiano, i giovani non sarebbero stati sufficientemente gratificati.
Un errore, in parte figlio anche della naturale evoluzione della società, al quale è ancora possibile rimediare.
di Raffaela Mercurio
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