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Credito negato alle imprese: le tre vie d’uscita possibili

La stretta creditizia spinge a pensare ad alternative come il factoring, la cessione del credito IVA e  la finanza agevolata. Ce le spiega il commercialista Christian Dominici
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Credito negato alle imprese: le tre vie d’uscita possibili

La stretta creditizia spinge a pensare ad alternative come il factoring, la cessione del credito IVA e  la finanza agevolata. Ce le spiega il commercialista Christian Dominici
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Credito negato alle imprese: le tre vie d’uscita possibili

La stretta creditizia spinge a pensare ad alternative come il factoring, la cessione del credito IVA e  la finanza agevolata. Ce le spiega il commercialista Christian Dominici
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La stretta creditizia spinge a pensare ad alternative come il factoring, la cessione del credito IVA e  la finanza agevolata. Ce le spiega il commercialista Christian Dominici
Non se ne parla e, se lo si fa, rigorosamente sottovoce. Ma gli esperti del settore sanno già bene che il credit crunch è già realtà. Anche in Italia, come negli Stati Uniti dove ormai non si nascondono più: negli USA nelle ultime due settimane di marzo  si è registrata la peggiore riduzione dei prestiti bancari dal 1973. La colpa, ovviamente, è imputabile ai recenti fallimenti bancari.  C’è una comprensibile prudenza quando si parla dell’argomento, per timore che il la stretta creditizia viaggi più celere del previsto. “Ma è solo questione di tempo – spiega Christian Dominici, commercialista e uno dei maggiori consulenti bancari sulla piazza – L’impatto non è ancora così dirompente ma arriverà anche qui, spinto dal rialzo dei tassi. Va detto che arriviamo da una fase in cui le imprese, con il Covid, hanno richiesto una gran quantità di denaro in prestito, forti anche delle garanzie SACE e del Mediocredito Centrale”. Al momento si registra un altro grande problema ed è quello che viene comunemente detto spirale prestiti-depositi: “La liquidità che, prima di oggi, restava sui conti correnti e quindi a disposizione delle banche – continua – ora si preferisce investirla in titoli di stato: se prima avevano un rendimento pari a zero adesso arrivano anche al 4-5% annuo. Le banche di conseguenza faticano di più a fare raccolta di denaro”. Questo è uno dei primi effetti collaterali per le banche. Quello per le imprese è ben peggiore: per alcune di queste, infatti, lo spettro del fallimento è una possibilità più che mai concreta. “Fortunatamente nel corso della mia attività non mi è mai capitato di trovarmi di fronte a un imprenditore disperato – racconta Dominici – ma quello che mi ha colpito in più di un’occasione è l’incosapevolezza di alcuni di loro che non hanno saputo cogliere i segnali della crisi per tempo. Pensano sempre che la cosa si risolverà da sola e che arriverà un nuovo prestito dalle banche. Ma non è sempre vero”.  Le garanzie del Mediocredito e SACE scadono a fine anno. Probabile verranno prorogate di qualche mese ma poi, inevitabilmente, bisognerà fare i conti con la realtà. Tuttavia ci sono diversi strumenti che si possono utilizzare come alternative al credito, ancora ignorati da moltissime aziende: “Bisognerebbe avvisare i contribuenti anche delle cose belle. Per esempio in tanti non conoscono la possibilità di poter cedere i propri crediti IVA – continua l’esperto – Una delle banche più attive nella cessione dei crediti IVA per le PMI è Banca Progetto, una piccola challanger bank italiana. Bisogna fare in fretta però perché c’è tempo fino a fine mese. Tutte le grandi società già lo fanno ma anche le pmi possono sfruttare questa opportunità. Basti pensare che in Italia, ogni anno, vengono ceduti crediti IVA per 2 miliardi di euro. Eppure molti imprenditori sono convinti che si tratti di un’attività rischiosa, ai limiti dell’illecito, quasi la cessione fosse un modo per ripulire il credito. Ma non è assolutamente così! Inoltre altro aspetto importante è che la cessione del credito IVA  non impatta sulla centrale rischi della società cedente che così non viene percepita come soggetto ulteriormente indebitato”. Esiste poi il factoring, che consiste nel farsi anticipare da una banca le fatture non ancora scadute e rappresenta quindi un altro modo per poter disporre di liquidità immediata. Trattasi di una liquidità  “sana”, perché correlata al fatturato attivo ed alla possibilità di generare reddito delle imprese.  Naturalmente l’istituto che si accolla il rischio chiede una percentuale fissata attorno al 7-7,5% ALL-IN, “che è assolutamente in linea con i valori di mercato” puntualizza il commercialista.  Un’altra possibilità per un’azienda di ottenere liquidità è quella di riuscire ad accedere alla finanza agevolata ma, va detto, che il cammino è molto più complesso perché serve partecipare a un bando, spesso aperto solo ad aziende innovative. Insomma, per molti ma non per tutti.

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