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Realtà e fantasia delle terre rare ucraine

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Già prima dell’invasione di Putin, la Commissione Ue aveva identificato nell’Ucraina una nazione partner fondamentale per la fornitura di ben 20 (in una lista di 33) materie prime critiche per la transizione energetica, tra cui le terre rare

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Realtà e fantasia delle terre rare ucraine

Già prima dell’invasione di Putin, la Commissione Ue aveva identificato nell’Ucraina una nazione partner fondamentale per la fornitura di ben 20 (in una lista di 33) materie prime critiche per la transizione energetica, tra cui le terre rare

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Realtà e fantasia delle terre rare ucraine

Già prima dell’invasione di Putin, la Commissione Ue aveva identificato nell’Ucraina una nazione partner fondamentale per la fornitura di ben 20 (in una lista di 33) materie prime critiche per la transizione energetica, tra cui le terre rare

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Già prima dell’invasione di Putin, la Commissione Ue aveva identificato nell’Ucraina una nazione partner fondamentale per la fornitura di ben 20 (in una lista di 33) materie prime critiche per la transizione energetica. Nel giugno 2021 era anche stato siglato un accordo strategico (solo in parte implementato a novembre). Poi rimasto – ingenuamente – sulla carta. E andato infine in stand by in seguito ai carri armati di Mosca sui territori di Kiev. Ma per le terre rare – su cui c’è parecchia confusione tra i non addetti ai lavori (come ha spiegato un volumetto di Giuseppe Sabella edito tempo fa da Rubbettino) – non sono comunque tutte rose e fiori.

Prima di mettere le mani su questi preziosissimi minerali occorrerà infatti come minimo ricostruire un contesto industriale. Di strade e di comunicazioni che possa aiutare il Paese a rimettere in moto il settore minerario. Il 30% delle infrastrutture viarie e il 50% di quelle energetiche sono state danneggiate o distrutte nel corso degli attacchi russi. Alla fine del 2021 l’industria mineraria rappresentava oltre il 6% del Pil e il 30% delle esportazioni. Ma non può operare scollegato dalle supply chain internazionali, come ha messo in evidenza anche il “The New York Times”. L’accesso alle risorse fuori dalla sfera d’influenza russa dovrà passare dalla ricostruzione dell’Ucraina. E da un bilanciamento tra gli interessi americani e quelli (meno recenti) della Ue. Le imprese dell’Unione Europea giocheranno quindi un ruolo chiave per rimettere in bolla il Paese, anche se alcune miniere funzionano già a cielo aperto.

Le cosiddette terre rare sono collegate alla base geomorfologica dello scudo ucraino. Depositi primari risultano associati a quantità variabili di materie prime critiche come alluminio, rame, nichel, litio, germanio, niobio, tantalo e altri minerali. Ma anche di quell’uranio (2% delle riserve mondiali) su cui sta tornando l’interesse per il rilancio del nucleare. Il tutto rende l’Ucraina un partner unico e molto solido nella costruzione di nuove catene del valore a fianco degli alleati in un contesto geopolitico in continua evoluzione. Lo aveva dichiarato anche Oleksandr Kravchenko durante una sessione all’Ukraine House Davos 2025 del World Economic Forum.

Kiev è infatti nella top ten internazionale per riserve accertate di titanio (utilizzato per le superleghe soprattutto nell’industria aerospaziale, ma anche nel medicale). E pesa già per il 7% della produzione mondiale. L’Ucraina risulta sesta al mondo per estrazione di minerali di ferro e settima per il manganese. Inoltre il sito di Zavalievsky è uno dei più importanti giacimenti di grafite conosciuti e non sfruttati in Europa. Si tratta di un materiale fondamentale per gli anodi delle batterie, settore monopolizzato (e sotto un regime di licenze per l’esportazione) dalla Cina.

Kiev è anche il quinto produttore internazionale di gallio (usato per i semiconduttori e led). Ed è un importante fornitore di gas neon, essenziale nell’industria dei chip durante le fasi di incisione dei wafer di silicio attraverso la litografia ultravioletta. L’invasione su larga scala da parte di Putin aveva causato una carenza globale di questo gas nobile, con ripercussioni anche sulla filiera dei chip americani.

Per il Servizio geologico ucraino, Kiev avrebbe riserve stimate di litio (l’oro bianco per le batterie) tra le 500mila e le 700mila tonnellate. Un terzo di quelle conosciute sul Continente. Una quantità tale da poter coprire gran parte della domanda Ue fino al 2030. Per avere un termine di paragone, i giacimenti in Sudamerica ne contengono 9 milioni di tonnellate. Secondo l’intelligence britannica la gran parte delle risorse minerarie è attualmente sotto il controllo russo, per un valore di 12mila miliardi di dollari. All’incirca sei volte il nostro Pil.

Di Franco Vergnano

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