Ricchezza
Guardando alla ricchezza, nel mondo è l’Occidente che trionfa e sono le sue innovazioni, scoperte e modelli a dominare i mercati
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Guardando alla ricchezza, nel mondo è l’Occidente che trionfa e sono le sue innovazioni, scoperte e modelli a dominare i mercati
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Guardando alla ricchezza, nel mondo è l’Occidente che trionfa e sono le sue innovazioni, scoperte e modelli a dominare i mercati
Guardando alla ricchezza, nel mondo è l’Occidente che trionfa e sono le sue innovazioni, scoperte e modelli a dominare i mercati
Si parla spesso dei poveri e raramente dei ricchi. Dei primi, per la verità, si parla più per dire che ci sono che per ragionare su come farli uscire dalla povertà. Nella lunga e positiva stagione della globalizzazione – che durerà cambiando – i poveri nel mondo sono enormemente diminuiti. Oggi ce ne sono più di un miliardo in meno di quanti ce n’erano nel 1990. Sono aumentati nella parte ricca del mondo, cioè da noi, ma un po’ per il modo in cui vengono catalogati e contati e molto perché la delocalizzazione delle produzioni ha colpito le fasce più deboli, che hanno avuto accesso a più prodotti a basso prezzo ma disponendo di minor reddito e minore sicurezza di poterlo mantenere.
Dei ricchi si parla meno e per lo più per proporsi di tassarli maggiormente o per invidiarne o detestarne taluni costumi. I ricchissimi, però, sono più che attrezzati per farsi tassare il meno possibile. Mentre si usa la loro immagine per aggredire il patrimonio di chi sta bene ma non è assimilabile a Paperone. E di tasse ne paga già moltissime. In quanto ai costumi: si prendono a esempio quelli più pacchiani, diciamo dei ricchi nel portafoglio e poveri per il resto. Ma ci sono dati che, osservando i ricchi, ci dicono molto del mondo in cui viviamo.
Prendiamo la capitalizzazione delle società: alla Borsa di Wall Street i primi 10 titoli capitalizzano più del 35% del totale. Sono tutti protagonisti del mondo digitale. Al quinto posto si trova Amazon, che opera nella grande distribuzione per corrispondenza (oltre che nelle piattaforme di servizi e svago online). Ma con un modello di business impossibile senza il digitale. Al settimo posto c’è Tesla, che fa vetture ma puntando tutto sull’elettrico. E con molto impiego di digitale sia a bordo che nella gestione dei servizi. I magnifici 10 raccontano una realtà che è l’opposto della litania cui siamo sottoposti ogni giorno: in termini di ricchezza l’Occidente trionfa e sono le sue innovazioni, scoperte e modelli a dominare mercati, consumi e desideri. Non in Occidente, ma nel mondo. Se ci si pone il problema di TikTok è perché i cinesi hanno imitato il modello occidentale. E si potrebbero fare molti altri esempi.
Guardiamo i miliardari: sono cresciuti e, nel tempo, un notevole incremento si è avuto nei miliardari residenti in Asia o nell’area del Pacifico. Ma quelli americani possedevano nel 2015 un patrimonio di 2.779 miliardi su complessivi 6.329, mentre oggi ne possiedono 6.463 su un totale di 13.970. Dunque sono cresciuti più che altrove e, ancora una volta, raccontano una storia opposta rispetto a quella del presunto declino occidentale.
Naturalmente non si devono confondere i ricchi con la ricchezza. Nel senso che un Paese può essere ridotto alla fame e avere un paio di soggetti che assorbono tutto. È questa la nostra condizione? Si direbbe di no, specie per noi europei: i ricchi avevano un patrimonio di 1.971 miliardi nel 2015 e ne hanno uno di 3.703 oggi. Non ripeto il totale di questi due anni, appena ricordato. Seguendone l’evoluzione decennale si vede che da noi i ricchi crescono, ma meno che altrove. Il che racconta due cose, molto importanti. La nostra crescita è stata inferiore a quella americana e se riguardate i dati dei magnifici 10 (e nelle vostre mani e sulla vostra scrivania) vedrete che la frontiera digitale è statunitense. E, secondo, nella nostra Unione europea c’è maggiore equilibrio e giustizia sociale. Mai abbastanza, ma maggiore.
Constatato che la realtà non ricalca il pregiudizio del declino e dell’immiserimento, che si fa per i poveri? La povertà dei singoli si combatte facendo crescere la ricchezza collettiva e puntando non sulla redistribuzione assistenziale ma sul più importante e fruttuoso investimento: mettere tutti in condizioni di crescere e rimpannucciarsi. Sia per i poveri che per noi tutti la miniera d’oro è nell’istruzione e nell’innovazione. Sperando sia chiaro che prendere quel settore come uno stipendificio e diplomificio è la ricetta certa per immiserirsi. Non solo economicamente.
Di Davide Giacalone
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