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Salvare monumenti, sì al numero chiuso

Dopo Venezia, ora tocca alla Fontana di Trevi diventare a numero chiuso durante il Giubileo: una misura tutt’altro che classista ma rispettosa dell’arte del nostro Paese

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Salvare monumenti, sì al numero chiuso

Dopo Venezia, ora tocca alla Fontana di Trevi diventare a numero chiuso durante il Giubileo: una misura tutt’altro che classista ma rispettosa dell’arte del nostro Paese

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Salvare monumenti, sì al numero chiuso

Dopo Venezia, ora tocca alla Fontana di Trevi diventare a numero chiuso durante il Giubileo: una misura tutt’altro che classista ma rispettosa dell’arte del nostro Paese

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Dopo Venezia, ora tocca alla Fontana di Trevi diventare a numero chiuso durante il Giubileo: una misura tutt’altro che classista ma rispettosa dell’arte del nostro Paese

La polemica, quando si parla di monumenti italiani a numero chiuso, è inevitabile. Scontata. Dopo Venezia e il suo ticket d’ingresso (sacrosanto, a nostro modesto avviso), tocca alla Fontana di Trevi di Roma.

Presto – in occasione del Giubileo – dovrebbe essere istituito il numero chiuso, per evitare quei carnai invivibili in cui è impossibile godere seppur minimamente della bellezza del luogo. Meraviglie delle quali nessuno riuscirà a conservare un ricordo decente, in una calca disumana.

Un dato di fatto con cui fare i conti, un problema a cui trovare una soluzione. Senza finti moralismi e posizioni di principio del tipo: “L’arte è di tutti“ o “Che figura facciamo davanti al mondo“. Di che figura staremmo parlando? Quella che – per fare un esempio – da anni fa l’Egitto contingentando le visite alle delicatissime piramidi della Piana di Giza o alle tombe dei faraoni nella Valle dei Re?
Non tutti coloro che si recano in Egitto potranno visitare la piramide di Cheope e ancor meno la tomba di Tutankhamon, peraltro una delle meno significative della Valle, ma avvolta da un’aura leggendaria che non è necessario illustrare in questa sede.

Funziona così, perché non c’è alternativa quando i flussi turistici sono troppo elevati. Non può che funzionare così, se si ha a cuore realmente il nostro patrimonio storico-artistico e non si vuole soltanto mettere in piedi due chiacchiere per dare l’impressione che si è in disaccordo con l’amministrazione di turno.
Se c’è un tema che non ha alcun senso collegare alla destra o alla sinistra è questo: in cosa potrebbe differenziarsi l’approccio dei partiti che si riconoscono nella maggioranza di governo o nell’opposizione? Tranne le chiacchiere di cui sopra, chiaro.

Con l’arrivo del Giubileo e un afflusso di pellegrini-turisti (si spera) enorme, sarebbe da sconsiderati non organizzarsi, non prevedere delle metodologie di controllo e gestione della folla che permettano di tenere in sicurezza la città, i romani e i turisti, ma anche di lasciare un ricordo piacevole a chi magari visiterà Roma per la prima e ultima volta.

Il numero chiuso, il ticket, etc. sono tutto tranne che misure classiste. Vengono propagandate come tali da chi si fa scudo di un finto egualitarismo. Una posa cattocomunista, mentre ci si guarda bene dal mischiarsi anche solo per sbaglio a quelle masse Informi e sudaticce di turisti, che in realtà i grandi critici del numero chiuso guardano con sospetto e un filo di malcelato disprezzo.

Il turismo è un’industria complessa e strategica, un asset fondamentale del nostro Paese. Va trattato come industria, appunto, con un approccio quanto più funzionale possibile. Ricordando che la tutela degli inestimabili beni storico-artistici è parte fondamentale della gestione e dell’impegno che esso richiede.

di Fulvio Giuliani

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