Se l’auto si scarica
I dati sulle immatricolazioni nel mese di aprile evidenziano una stasi del settore automotive elettrico che precipita a un misero 2,3%
Se l’auto si scarica
I dati sulle immatricolazioni nel mese di aprile evidenziano una stasi del settore automotive elettrico che precipita a un misero 2,3%
Se l’auto si scarica
I dati sulle immatricolazioni nel mese di aprile evidenziano una stasi del settore automotive elettrico che precipita a un misero 2,3%
I dati sulle immatricolazioni nel mese di aprile evidenziano una stasi del settore automotive elettrico che precipita a un misero 2,3%
I dati sulle immatricolazioni nel mese di aprile fotografano lo stato di sospensione in cui versa la politica industriale italiana nel settore strategico dell’automotive. Si vendono più auto di un anno fa ma la quota delle full electric è precipitata a un misero 2,3%, laddove la media nell’Unione europea si attesta sopra il 10%.
Un abisso, determinato da una storica diffidenza degli italiani ma soprattutto dalla grande attesa per l’arrivo degli ecoincentivi. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha confermato che si tratta ormai di settimane. Il mercato reagisce di conseguenza: aspetta e rimanda, come ovvio.
Se l’ennesima infornata rispondesse a una strategia di politica industriale risulterebbe coerente e funzionale. Viceversa, ci troviamo di fronte a una sorta di reazione agli scossoni del mercato e a qualche dichiarazione irrituale dei vertici di Stellantis.
L’elettrificazione della mobilità è un fatto, oltre le opinioni, eppure da noi è da tempo terreno di scontro ideologico. A favore sarebbero ‘quelli de sinistra’, storicamente più sensibili ai temi legati all’ambiente e più in generale alla transizione green. Contro la ‘destra’, sino a chi sta costruendo un pezzo di campagna elettorale per le europee sul No all’auto elettrica e al noto bando europeo alla vendita di automobili a motore endotermico a partire dal 2035.
Fare battaglie ideologiche sui motori del prossimo futuro è ridicolo, considerato che ancora una volta l’Italia sarà una (piccola) parte del processo decisionale dell’Unione e ancor più del mercato.
Occorrerebbe studiare il mercato, unico elemento in grado di spingere l’Ue a confermare o rivedere in parte le decisioni prese.
Come dicevamo, l’elettrificazione è un fatto ma sui tempi il dibattito è aperto: in nessun Paese l’acquisto di automobili full electric si è avvicinato alla quota delle tradizionali o delle ibride. Questione innanzitutto di costi, a cui di recente si è sommato il rincaro delle stesse ricariche. Aggiungete le decisive questioni infrastrutturali legate alle reti pubbliche di ricarica e avrete molte risposte a quelle percentuali. Da noi, per fare un esempio, è molto diverso pensare di affidarsi alle reti di ricarica al Nord o al Sud. Eufemismo.
L’Italia non può accontentarsi di scegliere la difesa di uno status quo che resta di gran lunga la posizione più debole: a oggi appare improbabile la formazione di una maggioranza parlamentare a Strasburgo tale da stravolgere le scelte sull’elettrificazione.
Ad aggravare la situazione le scelte di Stellantis, più impegnata a chiedere ingenti incentivi al governo – sfiorando atteggiamenti simil ricattatori – che a impostare strategie di lungo respiro.
È come se si stesse realizzando una miscela esplosiva: assenza di una politica industriale coerente, sostegno artificiale del mercato attraverso il solito ricorso ai denari pubblici, progressivo disimpegno di quella che fu la grande industria automobilistica italiana.
di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
-
Tag: autoelettriche, economia
Leggi anche