Stellantis cadente
La cassa integrazione infinita, il piano di esuberi di oltre 1500 unità su un pacchetto complessivo di 12 mila lavoratori. Stellantis e il malcontento sociale
Stellantis cadente
La cassa integrazione infinita, il piano di esuberi di oltre 1500 unità su un pacchetto complessivo di 12 mila lavoratori. Stellantis e il malcontento sociale
Stellantis cadente
La cassa integrazione infinita, il piano di esuberi di oltre 1500 unità su un pacchetto complessivo di 12 mila lavoratori. Stellantis e il malcontento sociale
La cassa integrazione infinita, il piano di esuberi di oltre 1500 unità su un pacchetto complessivo di 12 mila lavoratori. Stellantis e il malcontento sociale
La cassa integrazione infinita, il piano di esuberi di oltre 1500 unità su un pacchetto complessivo di 12 mila lavoratori. E’ scesa per strada addirittura Mirafiori, il laboratorio dell’industrializzazione e della trasformazione sociale dell’Italia tra gli anni ‘50 e ‘60, unendo, come ormai raramente avviene, diverse sigle sindacali (Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm): ’ultima volta è avvenuta 15 anni fa. Sono stati circa 12 mila e c’era anche l’Arcidiocesi di Torino: il segnale – se davvero servisse qualche altro segnale – che le politiche di disimpegno, anzi di dismissione – evidenti nei fatti mentre a parole si dice ben altro – di Stellantis stanno producendo un alto livello di malcontento sociale. La sensazione è che non sia l’ultima mobilitazione. Si è chiesto un dialogo più concreto, più serio, anche al governo per mettersi al tavolo con il Gruppo per tutelare l’automotive ma anche la logistica, la componentistica. E a proposito della politica, anche i partiti, nelle loro differenze, hanno evidenziato come sia necessario un cambio di passo o una revisione del piano di esuberi che il Gruppo ha prodotto negli ultimi tempi tra i vari stabilimenti produttivi.
Eppure il Gruppo è decisamente in salute, ci sono utili, ci sono i dividendi. Poi però c’è la realtà: a Mirafiori è stato siglato un accordo sulle uscite volontarie (duemila) un anno fa: ora l’altro scivolo da 1520 dipendenti distribuito in 21 società del gruppo presenti sul territorio. In sostanza, lo stabilimento torinese è mezzo vuoto (si produrranno a stento 50 mila vetture nel 2024) e con questo trend di uscite incentivate nei diversi siti italiani dell’azienda difficilmente si arriverà alla produzione di un milione di euro elettriche da produrre negli stabilimenti italiani, come indicato dal governo Meloni. Anzi, il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha alzato la soglia a 1,4 milioni di vetture, per tenere in piedi anche l’indotto, mentre entro la prima settimana di maggio il suo dicastero concederà il via libera agli Incentivi Auto 2024 da 930 milioni di euro (610 milioni oltre ai 320 avanzati dal 2023) che l’ad Tavares ha sostanzialmente preteso, minacciando – in caso di mancati incentivi – la fuga dal suolo italiano di Stellantis, con una ricaduta drammatica sugli occupati. I soldi arrivano, le uscite invece non si fermano, anzi. E da Stellantis arrivano anche segnali chiari sul player cinese che il governo vorrebbe portare in Italia per produrre auto elettriche, compensando così il piano d’uscita del Gruppo.
“Se perdiamo quote di mercato servono meno stabilimenti. Noi combatteremo, ma quando si combatte possono esserci vittime. Non aspettatevi che usciremo vincitori senza cicatrici”, ha spiegato Tavares. Un avvertimento, altro che dialogo.
Di Nicola Sellitti
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