Le banche centrali dicono stop ai soldi gratis. E l’Italia sta a guardare
Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.
Le banche centrali dicono stop ai soldi gratis. E l’Italia sta a guardare
Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.
Le banche centrali dicono stop ai soldi gratis. E l’Italia sta a guardare
Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.
Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.
Sia chiaro, tutto ciò non è né inaspettato né drammatico, pertanto astenersi perditempo e apocalittici. Con l’inflazione esplosa, sulla spinta combinata dell’uscita dalla pandemia e della tragedia in Ucraina, le banche centrali hanno il dovere (ripetiamo: il dovere) di salvaguardare la stabilità monetaria ed evitare a ogni costo una spirale inflattiva. Sembrano tecnicismi, faccende da broker. Nulla di più sbagliato. Parliamo della nostra vita degli ultimi anni.
Se i governi italiani hanno potuto affrontare l’emergenza e poi il poderoso rilancio della nostra economia registrato nel 2021 lo devono anche alla protezione e allo stimolo offerti dalle banche centrali. Non ci sarebbe stato nessun Next Generation Eu (e non ci sarebbe oggi), con una guerra dei cambi o un protezionismo esasperato sulle rispettive sponde dell’Atlantico.
Mercoledì, in una giornata potenzialmente funestata in Borsa dal rialzo del costo del denaro americano, Dow Jones e Nasdaq hanno festeggiato a New York. Questo perché le mosse della Fed hanno rispettato tutte le previsioni, presenti e future. L’economia mondiale, insomma – pur in un contesto minato dalle folli scelte di Vladimir Putin – sa di poter contare su mosse annunciate e ragionevoli.
L’Italia che fa, in questo quadro? Nulla. Siamo bloccati, frezzati per effetto di interessi politici apparentemente opposti, tutti riconducibili alla stessa matrice: una sconfortante pochezza di prospettiva e di attenzione ai reali interessi del Paese. Dovremmo correre a prepararci alla nuova stagione – caratterizzata da denaro più caro, inflazione in aumento e crescita messa a rischio dalla follia della guerra – e non facciamo assolutamente niente. Incredibile? Non troppo se pensiamo alle bandierine piantate con entusiasmo da ciascun partito e schieramento ogni benedetto giorno sulla propria collinetta di riferimento.
Ci si accontenta di salire trionfanti su un poggio, quando dovremmo scalare il Monte Bianco. Così, da destra si ode la valorosa difesa dei ‘balneari’, da sinistra si risponde con l’immutabile jattura delle intoccabili municipali partecipate e i grillini rispondono con i No agli inceneritori e i Sì ai bonus, purché siano i loro. La Lega invoca la 15esima “pace fiscale” degli ultimi 10 anni, senza trovare neppure questa volta il coraggio di chiamarla per nome: condono. Ci limitiamo ai pannicelli caldi, a un bonus qui e un altro lì, senza aggredire le elefantiache e arcaiche norme che regolano la nostra vita economica.
La guerra, poi, dovrebbe essere esattamente l’opposto della scusa per non far niente o limitarsi a tamponare le falle. Proprio il conflitto in Ucraina imporrebbe di lavorare di più e subito, per preparare l’Italia a quando il conflitto finirà e le condizioni generali miglioreranno. In fin dei conti è ciò che fanno le banche centrali, affollate di esperti in tailleur o gessato che i leader della politica dell’ombelico si divertono a indicare (i “tecnocrati”…) come il male assoluto alle folle in cerca di un nemico. Non dimentichiamo mai che il presidente del Consiglio viene proprio da lì, queste cose le sa e le suggerisce con rara competenza, mentre per certa politica è e resterà sempre un corpo estraneo. Un marziano.
Nemesi e peggior paura per taluni, quella di essere giudicati sulla base del lavoro (non) fatto.
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