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Le banche centrali dicono stop ai soldi gratis. E l’Italia sta a guardare

Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.

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Le banche centrali dicono stop ai soldi gratis. E l’Italia sta a guardare

Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.

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Le banche centrali dicono stop ai soldi gratis. E l’Italia sta a guardare

Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.

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Stati Uniti e Bce dicono stop ai soldi gratis nel tentativo di salvaguardare la stabilità monetaria. E l’Italia che fa? Nulla, bloccata in interessi politici apparentemente opposti.

Lera dei soldi gratis è finita. Negli Stati Uniti è già un fatto, con il primo rialzo del costo del denaro da 50 punti base in un colpo solo dal 2000 a oggi, varato mercoledì dalla Federal Reserve. Aumento seguito a un precedente rialzo di 25 punti e che ne precede due ulteriori da 50 ciascuno, programmati nei primi mesi dell’estate. La Banca centrale europea seguirà a breve e comincerà probabilmente a rialzare i tassi nel secondo semestre di quest’anno. Altrettanto rilevante, la Bce ha avviato luscita dalla procedura straordinaria di acquisto dei titoli di Stato – il bazooka” di Mario Draghi, ideato per dare sostanza e portare a compimento il lavoro in difesa dell’euro – che si concluderà a cavallo fra il 2022 e il 2023.

Sia chiaro, tutto ciò non è né inaspettato né drammatico, pertanto astenersi perditempo e apocalittici. Con linflazione esplosa, sulla spinta combinata dell’uscita dalla pandemia e della tragedia in Ucraina, le banche centrali hanno il dovere (ripetiamo: il dovere) di salvaguardare la stabilità monetaria ed evitare a ogni costo una spirale inflattiva. Sembrano tecnicismi, faccende da broker. Nulla di più sbagliato. Parliamo della nostra vita degli ultimi anni.

Se i governi italiani hanno potuto affrontare lemergenza e poi il poderoso rilancio della nostra economia registrato nel 2021 lo devono anche alla protezione e allo stimolo offerti dalle banche centrali. Non ci sarebbe stato nessun Next Generation Eu (e non ci sarebbe oggi), con una guerra dei cambi o un protezionismo esasperato sulle rispettive sponde dell’Atlantico.

Mercoledì, in una giornata potenzialmente funestata in Borsa dal rialzo del costo del denaro americano, Dow Jones e Nasdaq hanno festeggiato a New York. Questo perché le mosse della Fed hanno rispettato tutte le previsioni, presenti e future. Leconomia mondiale, insomma – pur in un contesto minato dalle folli scelte di Vladimir Putin – sa di poter contare su mosse annunciate e ragionevoli.

LItalia che fa, in questo quadro? Nulla. Siamo bloccati, frezzati per effetto di interessi politici apparentemente opposti, tutti riconducibili alla stessa matrice: una sconfortante pochezza di prospettiva e di attenzione ai reali interessi del Paese. Dovremmo correre a prepararci alla nuova stagione – caratterizzata da denaro più caro, inflazione in aumento e crescita messa a rischio dalla follia della guerra – e non facciamo assolutamente niente. Incredibile? Non troppo se pensiamo alle bandierine piantate con entusiasmo da ciascun partito e schieramento ogni benedetto giorno sulla propria collinetta di riferimento.

Ci si accontenta di salire trionfanti su un poggio, quando dovremmo scalare il Monte Bianco. Così, da destra si ode la valorosa difesa dei balneari, da sinistra si risponde con limmutabile jattura delle intoccabili municipali partecipate e i grillini rispondono con i No agli inceneritori e i Sì ai bonus, purché siano i loro. La Lega invoca la 15esima “pace fiscale” degli ultimi 10 anni, senza trovare neppure questa volta il coraggio di chiamarla per nome: condono. Ci limitiamo ai pannicelli caldi, a un bonus qui e un altro lì, senza aggredire le elefantiache e arcaiche norme che regolano la nostra vita economica.

La guerra, poi, dovrebbe essere esattamente lopposto della scusa per non far niente o limitarsi a tamponare le falle. Proprio il conflitto in Ucraina imporrebbe di lavorare di più e subito, per preparare lItalia a quando il conflitto finirà e le condizioni generali miglioreranno. In fin dei conti è ciò che fanno le banche centrali, affollate di esperti in tailleur o gessato che i leader della politica dell’ombelico si divertono a indicare (i tecnocrati”…) come il male assoluto alle folle in cerca di un nemico. Non dimentichiamo mai che il presidente del Consiglio viene proprio da lì, queste cose le sa e le suggerisce con rara competenza, mentre per certa politica è e resterà sempre un corpo estraneo. Un marziano.

Nemesi e peggior paura per taluni, quella di essere giudicati sulla base del lavoro (non) fatto.

  di Fulvio Giuliani

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