Università italiane senza lode
Nella Top 100 delle migliori università del mondo, l’Italia c’è ma seppur a metà classifica. Ma forse il vero problema è altrove e va oltre una semplice graduatoria
| Economia
Università italiane senza lode
Nella Top 100 delle migliori università del mondo, l’Italia c’è ma seppur a metà classifica. Ma forse il vero problema è altrove e va oltre una semplice graduatoria
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Nella Top 100 delle migliori università del mondo, l’Italia c’è ma seppur a metà classifica. Ma forse il vero problema è altrove e va oltre una semplice graduatoria
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Nella Top 100 delle migliori università del mondo, l’Italia c’è ma seppur a metà classifica. Ma forse il vero problema è altrove e va oltre una semplice graduatoria
Ci sono notizie che sta a noi decidere come presentare e commentare: possiamo scrivere che il Politecnico di Milano è fra le prime 50 università al mondo (47ª, per essere precisi) e che altre tre italiane sono nelle prime 100. Sono la Sapienza di Roma, Bologna e Padova. Ci si può fermare qui e lasciare intendere che comunque l’Italia nella Top 100 c’è.
Allo stesso modo, è difficile dar torto a chi dovesse far notare che per trovare il primo ateneo del nostro Paese in classifica bisogna scendere sino al 47º posto, preceduto da 46 università in giro per il mondo. Ancora, che dalla 48ª alla 100ª posizione compariamo appena. Facciamo presenza di bandiera, in un mare di atenei come sempre dominati dal mondo anglosassone ma via via sempre più globalizzato.
Come avrete forse intuito, propendiamo decisamente per la seconda lettura. Non per amore di sfascio o di polemica per la polemica, ma perché è inutile indorare la pillola e far finta di essere al livello dei migliori. Non lo siamo, anche se il mondo dell’università italiana da sempre contesta i criteri con cui vengono stilate queste classifiche internazionali.
Lasciamo pur da parte le graduatorie, allora, e affidiamoci a un altro parametro: le scelte dei migliori studenti in giro per il globo. L’Italia non solo non è nelle prime posizioni, ma neppure in seconda fascia. Eccezioni a parte, come il solito Politecnico di Milano, la Bocconi e così via.
Considerata l’offerta che il nostro Paese può offrire in termini di ambiente, cultura, fascino, bellezza, cucina e tutto quanto si possa immaginare, il numero relativamente limitato di studenti stranieri che vengono da noi per costruire il proprio futuro non può essere spiegato che in un modo: non risultiamo competitivi e attrattivi. Almeno non ai massimi livelli.
Siamo pronti a tutti i distinguo, alle precisazioni, anche alle contestazioni delle classifiche e delle nostre valutazioni. Appare francamente difficile, però, negare i nostri limiti. Aggiungiamo: sarebbe il caso di finirla di non voler guardare in faccia la realtà.
di Fulvio Giuliani
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