Montenapoleone funziona, astenersi moralisti
Non sparate su via Montenapoleone, la strada più cara al mondo, superando persino la leggendaria Quinta strada di New York
Montenapoleone funziona, astenersi moralisti
Non sparate su via Montenapoleone, la strada più cara al mondo, superando persino la leggendaria Quinta strada di New York
Montenapoleone funziona, astenersi moralisti
Non sparate su via Montenapoleone, la strada più cara al mondo, superando persino la leggendaria Quinta strada di New York
Non sparate su via Montenapoleone, la strada più cara al mondo, superando persino la leggendaria Quinta strada di New York
Non sparate su via Montenapoleone! Avrete letto la notizia del vero e proprio record fatto stabilire dalla via per eccellenza del lusso di Milano e di tutta Italia: è diventata la strada più cara al mondo, superando persino la leggendaria Quinta strada di New York.
Affitti iperbolici, costi al metro quadro da Guinness dei primati e calcoli per rendere comprensibile il tutto a noi comuni mortali. Tanto per cominciare, quello relativo alla redditività per i brand che vendono (o ci provano) nella celeberrima strada a un passo da San Babila: se non incassi almeno 1000 euro all’ora, star lì è del tutto antieconomico.
Ci sono marchi, nomi, griffe, brand – a seconda delle declinazioni usate nel tempo – che in Fifth Avenue, via Condotti, via Montenapoleone e quadrilatero della moda, Bond Street ci “devono” essere. Ci sono negozi e strutture legate a multinazionali nel mondo della moda, del lusso e anche di un certo tipo di ristorazione che se non lavorano in perdita poco ci manca ma hanno funzioni di immagine e fungono da volano per gli altri punti vendita. Contribuiscono a creare la “leggenda”.
Al netto di tutti questi ragionamenti, è superfluo nascondere una certa aria di fastidio, qualche sopracciglio inarcato ogniqualvolta ci troviamo a dare e commentare notizie sul lusso e il mondo che vi orbita intorno. Per tanti è moralmente inaccettabile quell’elenco di cifre e quell’aria insopportabilmente lussuosa. Sarà l’antica educazione cattolica italica, un derivante cattocomunismo mai tramontato, il neo pauperismo che è piaciuto a tanti di recente anche sul fronte politico, sta di fatto che il lusso e i suoi simboli stanno sulle scatole a tanti. Ed è una sciocchezza madornale.
Via Montenapoleone è semplicemente un grande business legato a un certo tipo di modello turistico. Nient’altro che questo e funziona pure bene, come raccontano proprio quelle cifre che scandalizzano i benpensanti. Chiunque transiti per caso o curiosità da quelle parti vedrà un microcosmo che non ha nulla a che vedere con lo stesso capoluogo lombardo o con le strade a poche decine metri di distanza. Zone non propriamente dimenticate o caratterizzate da negozi a buon mercato, eppure sideralmente lontane da quello specifico fenomeno pensato per la clientela araba e asiatica.
Sono stati anche bravissimi – diciamolo – a sostituire con sorprendente velocità e agilità i vecchi padroni di quei marciapiedi: i russi ormai scomparsi o mimetizzatesi. Insomma, via Montenapoleone porta quattrini, genera lavoro e reddito per tanti, contribuisce a fare di Milano un brand spendibile in termini turistici. Augurandoci con tutto il cuore che possa fiorire in eterno e contribuire all’immagine, al glamour e all’allure del nostro Paese.
Ps
Magari poniamo attenzione e preoccupiamoci molto più della ridotta capacità italiana dal punto di vista industriale nel mondo della moda e del lusso. Questo è il vero tema, giocare al piccolo Hamish non ha nulla a che vedere con la nostra
di Fulvio giuliani
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Tag: milano
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