Vincolati al vincolo esterno
Il vincolo esterno non è nei trattati europei, non è nei parametri legati a Maastricht, ma nella realtà: chi s’indebita troppo perde sovranità e alla lunga crolla, fa bancarotta
Vincolati al vincolo esterno
Il vincolo esterno non è nei trattati europei, non è nei parametri legati a Maastricht, ma nella realtà: chi s’indebita troppo perde sovranità e alla lunga crolla, fa bancarotta
Vincolati al vincolo esterno
Il vincolo esterno non è nei trattati europei, non è nei parametri legati a Maastricht, ma nella realtà: chi s’indebita troppo perde sovranità e alla lunga crolla, fa bancarotta
Il vincolo esterno non è nei trattati europei, non è nei parametri legati a Maastricht, ma nella realtà: chi s’indebita troppo perde sovranità e alla lunga crolla, fa bancarotta
Encomiabile resistenza del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Due domande sono rilevanti e le due relative risposte rivelatrici: a. da quanto tempo si è accorto che sfondare l’equilibrio di bilancio, far crescere a dismisura il deficit e il debito è un danno per l’Italia e per gli italiani?; b. quanto potrebbe durare e quale sorte avrebbe la sua resistenza, se non potesse contare sul vincolo esterno? Sia le domande che le risposte non hanno nulla di politichese, ma contengono molta sostanza e da esse dipende la speranza.
Giorgetti è da sempre un esponente di spicco della Lega, la quale Lega ha fatto lunga propaganda contro l’equilibrio di bilancio, sostenendo anche la bislacca tesi che uno Stato sovrano s’indebita quanto gli pare, tanto è sovrano (ed è un peccato che i sovrani con corona non abbiano potuto istruirli circa il rischio di vedersi tagliata la testa). La Lega ha lungamente sostenuto l’opportunità di uscire dall’euro e recuperare la lira – alcuni di loro, presi dall’entusiasmo, ne volevano due: una per il Nord e una per il Sud – per potere indebitarsi a piacimento e senza star a sentire le lagne dei «burocrati di Bruxelles». Quell’uscita era considerata così importante da metterla anche nel simbolo e sulle magliette, in diretta competizione con l’effige di Putin (che di quell’uscita dell’Italia dall’euro sarebbe stato entusiasta e di cui fu favoreggiatore). La scorsa legislatura iniziò con la pretesa di portare al Ministero dell’Economia chi esplicitamente considerava possibile –sebbene non auspicabile, bontà sua – uscire dall’euro. Non è dato conoscere l’opinione intima di Giorgetti, per tutto il corso di tale declama volontà spendarola, ma lo conosciamo come persona competente e assennata quanto basta da considerarla una dissennatezza.
Ed è questo il primo punto: si può essere eletti grazie ai voti raccolti sostenendo cose che non si condividono; si può assecondare quelle che si considerano delle castronerie, supponendo che sia soltanto mangime per il trogolo elettorale. In altre parole: si possono considerare gli elettori come o scemi o corruttibili. Considero prevalente la responsabilità degli elettori, di noi tutti, consistente nel lasciar correre e continuare a votare – magari per spirito di opposizione agli ‘altri’, che poi sono diversamente uguali – chi ti considera scemo o corruttibile.
Dunque, da quanto Giorgetti considera vitale l’equilibrio di bilancio? Da sempre, ma solo un poco meno della sua possibilità di maneggiarlo da parlamentare o ministro.
Che è poi la ragione per cui Guido Carli, governatore della Banca d’Italia e ministro negoziatore del Trattato di Maastricht, sostenne non solo l’opportunità ma la necessità che un vincolo esterno trattenesse la classe politica italiana, popolata da spendaroli, dal promettere soldi anche a chi non li chiede. Se oggi Giorgetti può tenere duro (giustamente, bravo, continui), se può sperare di non essere rimosso dal posto che temporaneamente occupa, è perché Carli aveva ragione. Anche se Giorgetti ha passato anni a farsi eleggere opponendosi a quella ragione. Solo che il vincolo esterno va capito e utilizzato, non subìto.
Il vincolo non è nei trattati europei, non è nei parametri legati a Maastricht, ma nella realtà: chi s’indebita troppo perde sovranità e alla lunga crolla, fa bancarotta. Il vincolo dei trattati serve a difendersi dagli effetti degli squilibri di bilancio. Come una bitta fa da vincolo esterno e serve a una barca per non perdersi alla deriva. Prendersela con i parametri europei è come supporre che piova troppo, o troppo poco, perché gli dei sono adirati. Ed è quel vincolo esterno, quella difesa dalle conseguenze tragiche del debito eccessivo, che aiuta ora Giorgetti a tenere duro e difendersi dai bassi istinti cui partecipò per essere eletto.
La risposta è: senza quel vincolo durerebbe lo spazio di un mattino. Quel che è sgradevole non è che ci siano dei vincoli, ma che senza quelli si continuerebbe a prendersi in giro e perdersi da soli.
di Davide Giacalone
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