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Conoscersi nell’era dell’identità comunicata

Uno dei tre articoli finalisti della borsa di studio in collaborazione con l’Università IULM per il corso di studi “Marketing, consumi e comunicazione”. Il tema è: la comunicazione e la società attuale iperconnessa.
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Conoscersi nell’era dell’identità comunicata

Uno dei tre articoli finalisti della borsa di studio in collaborazione con l’Università IULM per il corso di studi “Marketing, consumi e comunicazione”. Il tema è: la comunicazione e la società attuale iperconnessa.
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Conoscersi nell’era dell’identità comunicata

Uno dei tre articoli finalisti della borsa di studio in collaborazione con l’Università IULM per il corso di studi “Marketing, consumi e comunicazione”. Il tema è: la comunicazione e la società attuale iperconnessa.
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Uno dei tre articoli finalisti della borsa di studio in collaborazione con l’Università IULM per il corso di studi “Marketing, consumi e comunicazione”. Il tema è: la comunicazione e la società attuale iperconnessa.
“Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire”. Sono queste le parole utilizzate da Pirandello in “Uno, nessuno, centomila” per spiegare come un individuo non possa mai conoscersi veramente. Secondo l’autore questo accade perché un soggetto, a differenza di chi vi è al di fuori, non può vedersi vivere. Anche di fronte a uno specchio una persona non riesce a entrare in contatto con la sua vera natura, dato che in tali circostanze finisce per annullare la spontaneità che la caratterizza agli occhi degli altri. Dai tempi di Pirandello la società in cui viviamo ha subito forti cambiamenti, accelerati anche e soprattutto del fenomeno della digitalizzazione. Questo processo ha trasformato la realtà odierna in una sintesi inscindibile tra ciò che avviene nel mondo fisico e in quello virtuale. La radicazione di questa realtà mediata, in cui tutto ciò che esiste è ciò che viene comunicato, ha reso le piattaforme digitali dei veri e propri universi nei quali vivere. Muovendosi all’interno di questi spazi, gli utenti lasciano una traccia continua di sé, con ogni interazione che diventa un nuovo tassello nel proprio mosaico identitario. La novità sostanziale, che rompe il confinamento della conoscenza di sé presentato in precedenza, risiede nel fatto che queste composizioni durano nel tempo e sono uguali per tutti. Ecco dunque che i social, aprendo alla possibilità di entrare in contatto con la stessa evidenza delle proprie azioni con la quale si interfacciano gli altri, sbloccano nuovi spazi di riflessione e si trasformano in potenti strumenti di autoanalisi attraverso cui accedere a nuovi livelli di conoscenza di sé. L’attivazione di questo potenziale, tuttavia, è messa a repentaglio dalle logiche di ricerca di consenso che guidano sempre di più le dinamiche sociali specialmente nei contesti digitali. La crescente mediazione della realtà introdotta dai social, infatti, rende molto più facile selezionare cosa rendere pubblico o mantenere privato, dando agli utenti la libertà di pianificare il proprio agire per assemblare identità efficaci nel raccogliere l’approvazione degli altri. Così facendo, però, si rischia di sacrificare quella spontaneità che carica di autenticità anche il più piccolo dei gesti e che scandisce l’unicità di ogni persona; si rischia, quindi, di tornare in quella condizione di annullamento di sé che si verifica quando ci si studia davanti a uno specchio; si rischia, come diceva Pirandello, di morire nel tentativo di conoscersi.   di Luca Cavicchioli

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