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Dobbiamo riscoprire la cultura del dovere, del fare, dell’agire

Si fa un gran parlare di diritti senza dimenticare che è grazie al dovere che l’Italia è il Paese che noi tutti oggi conosciamo. Bisogna ristabilire la cultura dell’agire per essere davvero uomini liberi.
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Dobbiamo riscoprire la cultura del dovere, del fare, dell’agire

Si fa un gran parlare di diritti senza dimenticare che è grazie al dovere che l’Italia è il Paese che noi tutti oggi conosciamo. Bisogna ristabilire la cultura dell’agire per essere davvero uomini liberi.
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Dobbiamo riscoprire la cultura del dovere, del fare, dell’agire

Si fa un gran parlare di diritti senza dimenticare che è grazie al dovere che l’Italia è il Paese che noi tutti oggi conosciamo. Bisogna ristabilire la cultura dell’agire per essere davvero uomini liberi.
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Si fa un gran parlare di diritti senza dimenticare che è grazie al dovere che l’Italia è il Paese che noi tutti oggi conosciamo. Bisogna ristabilire la cultura dell’agire per essere davvero uomini liberi.
Ma io so […] intenderete fra breve che ogni vostro diritto non può che essere frutto d’ un dovere compiuto». Così Giuseppe Mazzini, il 23 aprile 1860, concludeva l’introduzione al suo testamento politico e spirituale, “I Doveri dell’uomo”. A sentirle oggi, queste parole destano scalpore. Oggi che si fa un gran parlare di diritti – nuovi e meno nuovi – nessuno parla di dovere, quasi fosse una parola maledetta da cui la politica deve stare attenta. Eppure, se nella storia recente il nostro Paese è passato dalle macerie a quinta potenza industriale, è proprio merito di questa parola. Il dovere di chi, dal dopoguerra, è diventato un uomo libero col lavoro. Senza redditi né bonus. Oggi invece le parole del Mazzini sembrano utopia. Quali dei diritti di cui ci circondiamo sono «frutto d’un dovere compiuto»? I dati parlano chiaro: nel 2018 il 32% degli elettori, vale a dire 10 milioni di italiani, ha votato per prendere sussidi statali. Non quindi per mantenersi, ma per essere mantenuti. Bisogna cambiare rotta. Ci stiamo avvicinando a un secondo dopoguerra, il Pnrr può essere un secondo Piano Marshall. Serve perciò riscoprire la cultura del dovere, del fare, dell’agire. È finito il tempo delle analisi, delle lodi agli idoli e della contemplazione dei diritti: oggi più che mai, siamo artefici del nostro destino. Occorre anche precisare che questa non è retorica ma una realtà tremendamente attuale. Un popolo di cittadini che abbandona il timone delle sue responsabilità in nome di una non meglio precisata provvidenza, che predica diritti dimenticandosi dei doveri, oggi significa astensionismo alle stelle, domani inflazione e miseria alle stelle. Perché in fondo aveva ragione Randolfo Pacciardi a dire che «il diritto è la cosa, il dovere è l’uomo». E il nostro Paese, 70 anni dopo, necessita ancora più di uomini che di statue.   di Valerio Massimo Antonelli

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