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La perdita di ambizioni della generazione Z

La generazione Z per i media è una generazione priva di ambizioni, incapace di rincorrere i propri sogni. Forse è solo il confronto con un ideale di perfetta felicità, che non esiste.
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La perdita di ambizioni della generazione Z

La generazione Z per i media è una generazione priva di ambizioni, incapace di rincorrere i propri sogni. Forse è solo il confronto con un ideale di perfetta felicità, che non esiste.
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La perdita di ambizioni della generazione Z

La generazione Z per i media è una generazione priva di ambizioni, incapace di rincorrere i propri sogni. Forse è solo il confronto con un ideale di perfetta felicità, che non esiste.
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La generazione Z per i media è una generazione priva di ambizioni, incapace di rincorrere i propri sogni. Forse è solo il confronto con un ideale di perfetta felicità, che non esiste.
Tutti da bambini sogniamo cosa vorremmo diventare da grandi: chi l’astronauta, chi il calciatore, chi il medico, l’ingegnere, il carabiniere, lo youtuber, l’imprenditore, etc. In fondo da bambini spesso crediamo ciecamente ai nostri sogni. La vita ancora deve ancora ‘forgiarci’, dobbiamo ancora ‘scottarci’, far fronte ai problemi della vita, accorgerci dei nostri limiti. Uno dei problemi secondo me della gioventù del XXI secolo è la perdita delle ambizioni e della voglia di rincorrere i propri sogni. Molto spesso infatti si ha paura di realizzarli e ci si abbandona a una esistenza priva di sogni e di ambizione. Se prima i giovani sognavano, ci provavano, sfamavano la loro voglia di fare e la loro ambizione, adesso quello che vedo è un collettivo abbandonarsi alla quotidianità, un vivere alla giornata senza neanche pensare a realizzare i propri sogni anche se banali. Giornali, tv e persone inoltre continuano a ripetere che la generazione Z è una generazione pigra, senza voglia e ambizione. Io però faccio fatica a pensare che sia così. Quello che ci viene raccontato a volte differisce da quello che ci immaginavamo e così pensiamo a una vita peggiore anni fa, fatta di sacrifici e continue limitazioni, dove i ragazzi erano costretti a lavorare ma sognavano una vita prospera e fantastica, un lieto fine, una consacrazione. In realtà alla fine ci accorgiamo che quello che noi immaginavamo e ci veniva raccontato era solo una versione romanzata, ma queste in fin dei conti sono solo storie, racconti che rappresentano l’idea di felicità. Noi infatti non ci confrontiamo con una generazione bensì con un’ideale di perfetta felicità, un ricordo modificato dal tempo, reso quasi epico. Quello che ci viene raccontato è solo un estratto ma non narra la quotidianità, fatta anche di vuoto e noia. Questo confronto può sia spronarci sia abbatterci, ma deve farci capire che siamo sempre stati ‘umani’, pieni di emozioni e sentimenti nel bene e nel male.   di Francesco Landi

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