Il rintocco del vuoto
Nel vuoto politico s’ode il rintocco della pendola. Oramai è quello il confine dello scontro, la frontiera della civiltà: a che ora si deve chiudere la vita sociale. Per giunta con l’evocazione bellica del “coprifuoco”, giacché non bastasse la sfortuna del virus ci si becca anche la penuria del vocabolario e la tristezza dell’immaginazione.
Il rintocco del vuoto
Nel vuoto politico s’ode il rintocco della pendola. Oramai è quello il confine dello scontro, la frontiera della civiltà: a che ora si deve chiudere la vita sociale. Per giunta con l’evocazione bellica del “coprifuoco”, giacché non bastasse la sfortuna del virus ci si becca anche la penuria del vocabolario e la tristezza dell’immaginazione.
Il rintocco del vuoto
Nel vuoto politico s’ode il rintocco della pendola. Oramai è quello il confine dello scontro, la frontiera della civiltà: a che ora si deve chiudere la vita sociale. Per giunta con l’evocazione bellica del “coprifuoco”, giacché non bastasse la sfortuna del virus ci si becca anche la penuria del vocabolario e la tristezza dell’immaginazione.
Nel vuoto politico s’ode il rintocco della pendola. Oramai è quello il confine dello scontro, la frontiera della civiltà: a che ora si deve chiudere la vita sociale. Per giunta con l’evocazione bellica del “coprifuoco”, giacché non bastasse la sfortuna del virus ci si becca anche la penuria del vocabolario e la tristezza dell’immaginazione.
Da quando il presidente del Consiglio si presentò in conferenza stampa, rendendo conto della campagna per i vaccini e delle misure di contenimento, specificando subito che le parziali riaperture era un “rischio calcolato” (da cui le battute sugli errori di calcolo) e aggiungendo che alla metà di maggio si sarebbero visti i dati, verificato l’andamento reale di contagi, ricoveri e trapassi, e, quindi, stabilito se confermare, allentare o stringere quelle misure, da quel momento è tutto un intonare: “si apra subito tutto e senza limiti”, cui segue il controcanto: “fermi, le chiusure salvano la vita”. E siccome la commedia degenerava in telenovela, quelle che un tempo erano l’empireo delle trame stagnanti e delle recite canine, i duellanti s’incaponivano a dire: “guai se non si rivedere entro la metà di maggio”, e gli altri: “guai se si rivede prima della metà di maggio”. In un incanto del vuoto che si trascina ancora oggi, 12 di maggio. Come se Draghi non avesse detto: ne parliamo a metà maggio.
La domanda è: credono che il pubblico (pagante) sia composto da allocchi o son loro a incarnare quegli incolpevoli rapaci? La risposta scocca nel vuoto di idee, proposte e politiche: sono alleati e colleghi nel medesimo governo, al contempo sperano di potere sollecitare voti contro l’altro. Da qui i versi stonati della singolar tenzone sulla notte di Cenerentola. Il gioco che li impegna funziona così: se dici una cosa affermo subito il contrario. Vince chi riesce a dirla prima, costringendo l’altro a negare.
Vince, si fa per dire. Stufano, più che altro. Un dettaglio, me ne rendo conto: il Regno Unito, un paio di mesi avanti nelle vaccinazioni, ha allentato i vincoli, oggi simili ai nostri, e li molla da lunedì prossimo. Qui c’è una sola cosa su cui puntare: che noi tutti, cittadini di proclamolandia, si abbia una qualche senso di responsabilità più di Rodrigo e Dolores.C
di Davide Giacalone
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