Tom Daley, il campione olimpico britannico che ha conquistato la medaglia d’oro nei tuffi sincronizzati a Tokyo 2020 è al centro dell’attenzione per una sua passione inaspettata: l’uncinetto.
Il tuffatore di soli 27 anni, mentre era in tribuna per assistere alla gara dei tuffi femminile dai 3 metri, è stato immortalato mentre cuciva. Le polemiche sui social, come sempre, non si sono fatte attendere.
Il gesto è stato visto da molti come pretesto per attirare l’attenzione delle telecamere; altri, invece, hanno attribuito il suo passatempo al fatto di essere omosessuale.
Non è di certo una passione solo femminile o che possono fare solo le donne, però alcuni vogliono ancora credere che sia così.
Nel 2013 il coming out di questo ragazzo ha fatto il giro del mondo, in particolare su YouTube dove il giovane ha raggiunto 12 milioni di visualizzazioni in un video in cui diceva di essersi innamorato di un uomo.
Sempre in questi giorni, in Ungheria, il pilota tedesco Sebastian Vettel ha lanciato un messaggio esplicito contro la legge Anti-Lgbtq+ del governo di Budapest, che dal 4 luglio ha introdotto un reato alquanto bizzarro e discutibile: il divieto di ‘‘promuovere’’ le differenze sessuali in contesti come film, pubblicità e qualsiasi altro scenario educativo, scuole comprese.
Il pilota durante la cerimonia che precede il Gran Premio, ha sfoggiato una maglietta arcobaleno (abbinata alla mascherina) con scritto ‘’Same Love’’, in difesa di tutte quelle persone che si sentono escluse, in un paese dove la libertà di crescere con un proprio pensiero è stata completamente soffocata.
Vettel ora è sotto indagine per quanto accaduto nel pre-gara con l’accusa di aver sostenuto la comunità LGBT, violando i canoni del regolamento.
Le dichiarazioni come quelle di Tom Daley: “Spero che i giovani Lgbt là fuori possano capire che, anche se a volte capita di sentirsi soli e incompresi, loro non sono soli. E possono ottenere qualsiasi cosa” come quelle di Vettel – “Mi penalizzano per la maglia arcobaleno? Sono ben felice di incassare qualunque penalità mi vogliano comminare“ – lasciano intendere come questo argomento sia ancora oggi un tabù in molti paesi.
Due storie sportive avvenute in luoghi diversi ma che sfociano nella stessa direzione, con un preciso obiettivo: far capire a tutti quanto sia importante la libertà di essere se stessi.
Ancor prima di essere dei campioni sportivi come loro, serve essere umani.
di Marta Melarato
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