«So che lei non ha mai aspettato un bambino e non può capire, ma è una cosa estremamente difficile». Chi scrive ha sempre diffidato degli -ismi. Ma ogni tanto son necessari. Oggi ne coniamo uno nuovo; un neologismo direbbero i dotti della Crusca, attenti custodi della lingua italiana: il bidenismo, dal cognome dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
La sua portavoce, Jen Psaki, ha risposto con le parole che avete letto al giornalista maschio di una tv cattolica, Owen Jensen, che le chiedeva un giudizio riguardo la legge che restringe le possibilità di abortire in Texas. Riscriviamo la risposta: «Lei non ha mai aspettato un bambino, la scelta spetta alle donne».
In questa frase – dietro un apparente buonismo – s’annida la crisi dei diritti in uno Stato laico. Intendiamoci, non comincia adesso. Sono decenni e decenni che chi parla in maniera ideologica di un diritto gli allega un sottotesto sbagliato: «Lei non può capire!». Perché non bisogna esser finocchi per difendere i diritti dei gay, non bisogna essere femmine per tutelare i diritti delle donne, non bisogna essere credenti per tutelare la libertà di culto o esser poveri per sostenere che dare una mano a chi non ce la fa è un dovere.
In questa immedesimazione del diritto si annida la ragione della crisi delle libertà. Per questo le parole della portavoce di Biden non vanno. Perché possono avere effetti imprevedibili. Prendiamo l’Afghanistan: per battersi in nome dei diritti dei profughi bisogna essere afghani? La nostra risposta è no.
Di Aldo Smilzo
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