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Le faide hanno superato ogni limite

Quando i magistrati violano le regole che agli altri si impone di rispettare, è un fatto gravissimo e pericoloso.
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Le faide hanno superato ogni limite

Quando i magistrati violano le regole che agli altri si impone di rispettare, è un fatto gravissimo e pericoloso.
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Le faide hanno superato ogni limite

Quando i magistrati violano le regole che agli altri si impone di rispettare, è un fatto gravissimo e pericoloso.
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Quando i magistrati violano le regole che agli altri si impone di rispettare, è un fatto gravissimo e pericoloso.
La Gazzetta delle Procure informa, come Fatto quotidiano di rilievo, che il pensionato Piercamillo Davigo avrebbe deciso di querelare il procuratore capo di Milano Francesco Greco. Non gli sarebbero piaciuti alcuni passaggi di una sua intervista al “Corriere della Sera”, a commento dell’ingarbugliata vicenda che ruota intorno a verbali di interrogatorio nei quali un ex legale esterno dell’Eni denuncia l’esistenza di una loggia frequentata a suo dire da politici, magistrati e imprenditori. Carte che tramite un sostituto procuratore sono poi finite nelle mani dello stesso Davigo, allora membro del Csm. Per Greco «aver fatto uscire dal perimetro del segreto investigativo dei verbali secretati è un atto irresponsabile». Siamo d’accordo con lui: in questi decenni, in centinaia di casi analoghi che riguardavano semplici cittadini, nessun magistrato è stato ritenuto responsabile. Siffatta plateale violazione delle regole ha semmai assicurato la costruzione di robuste carriere, mediatiche e non. Greco – che ha accusato la magistratura di essere «sempre più corporativa e autoreferenziale» – ha poi aggiunto: «Quando i magistrati violano le regole che agli altri si impone di rispettare, è un fatto gravissimo e pericoloso». Assai meno sorpresi di lui, non possiamo dargli torto. Ormai siamo alla guerra tra bande, all’olezzo da cloaca, alle velenose accuse incrociate come forse neanche tra pentiti di mafia. Tocca al Parlamento mettere finalmente ordine in questo nevralgico settore del pubblico impiego.   di Vittorio Pezzuto

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