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Lo spiraglio

La Commissione Europea ha ripreso l’Italia perché, pur essendo la più aiutata, sta accumulando troppi debiti non utili alla crescita del Paese. Non si può pensare che il prestigio di Draghi sia la soluzione a tutto. Meglio dirlo anche a politici e giornalisti che affollano la tv.

Lo spiraglio

La Commissione Europea ha ripreso l’Italia perché, pur essendo la più aiutata, sta accumulando troppi debiti non utili alla crescita del Paese. Non si può pensare che il prestigio di Draghi sia la soluzione a tutto. Meglio dirlo anche a politici e giornalisti che affollano la tv.

Lo spiraglio

La Commissione Europea ha ripreso l’Italia perché, pur essendo la più aiutata, sta accumulando troppi debiti non utili alla crescita del Paese. Non si può pensare che il prestigio di Draghi sia la soluzione a tutto. Meglio dirlo anche a politici e giornalisti che affollano la tv.

La Commissione Europea ha ripreso l’Italia perché, pur essendo la più aiutata, sta accumulando troppi debiti non utili alla crescita del Paese. Non si può pensare che il prestigio di Draghi sia la soluzione a tutto. Meglio dirlo anche a politici e giornalisti che affollano la tv.

Alla milionesima volta che politici e giornalisti si sdilinquiscono sul «prestigio riconosciuto e internazionale» di Mario Draghi, sorge un sospetto: non penserete mica che basti?! Magari pensano: intanto risponde e se la sbriga lui; poi, appena possibile, ci sbrighiamo a ringraziarlo e salutarlo. Non funziona così e la dimostrazione la si trova, nero su bianco, nel parere che la Commissione europea ha espresso sulla nostra legge di bilancio. Attenzione, perché entra dentro il concetto che Draghi ha chiarito, prima come libero pensatore e poi come capo del governo: c’è il debito cattivo, che alimenta spese inutili e spesa corrente, e c’è il debito buono, che spinge investimenti e produzione. La Commissione fa sapere: siete i più aiutati, in Europa, a generare debito buono, ma state facendo troppo crescere la spesa corrente, quindi quello cattivo. Questo problema non lo si risolve certo con il prestigio. Semmai è il prestigio che si conquista risolvendo il problema. I compilatori del bilancio sapevano che questo rilievo sarebbe stato fatto. Forse aiuta anche. In quella legge, fra la Presidenza e il Ministero dell’Economia, sono riusciti a infilarci la fine di Quota 100 e la radicale rivisitazione del Reddito di cittadinanza. In pratica si tira la lapide sul governo Conte 1. Hanno infilato un po’ di concorrenza e, facendo sponda (brutta cosa) con il Consiglio di Stato, sono riusciti anche a superare l’ostacolo di sabbia delle concessioni demaniali. Con i ritmi e i tempi della politica italiana, con la gara a chi più chiassosamente difende le rendite di posizioni e le dilapidazioni in conto futuro, si tratta di passaggi rivoluzionari, eseguiti in estrema velocità. Ma rispetto alla distanza fra le norme europee e la realtà del mercato italiano quello scatto appare meno fulminante di quanto non si tenda a volersi raccontare. Quei rilievi, comunque, significano che la discussione parlamentare sulla legge di bilancio non solo non può trasformarsi in un assalto alla diligenza, ma comporta che i gruppi parlamentari lavorino a difesa della diligenza e pronti a effettuare qualche riparazione. Possibile che vada così? Si è mai visto che giacche blu, banditi e indiani si mettano a fare la scorta concorde? Uno spiraglio c’è. Ci piace pensare che si saprà allargarlo. Quando è stato annunciato il contenuto della legge di bilancio qualche sindacalista s’era lasciato andare a proclamazioni di scioperi e manifestazioni. Prima è stato ripreso dai colleghi e poi del tutto archiviato: la legge non cambia, ma la concordia prevale. Sul pass vaccinale sembrava dovesse aprirsi una guerra ed è finita all’unanimità. Ed è accaduto, nell’uno come nell’altro caso, perché i fatti hanno la testa dura, le cose ragionevoli una loro forza e la propaganda, alla lunga, appassisce in bocca a chi la mastica. È accaduto perché gli elettori non gradiscono per niente la sarabanda e se ci si ostina a metterla in scena non si otterrà altro risultato se non quello di rendere evidente che c’è un gigantesco problema di rappresentanza. Di questo spiraglio si deve approfittare, forti del fatto che più che una questione di prestigio la forza di Draghi risiede nella razionalità e compostezza, all’esatto opposto dei pregressi mietitori di voti. E anche se Draghi non sarà (e non lo sarà) un concorrente elettorale, comunque questa stagione smonta i palchi dei caciaroni. Vale per la politica come vale per il baraccone dell’informazione, specie televisiva, dove ancora pascolano gli aizzatori di scontri al sapor di plastica. Può darsi tirino un pelo di audience, di sicuro affondano nella non affidabilità. Prima o dopo anche gli inserzionisti pubblicitari se ne accorgono e traslocano altrove. Lo spiraglio c’è. Si farebbe bene a usarlo anche per la giustizia. Sarebbe utile a far crescere il prestigio di una classe dirigente. Che al Paese manca.

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