Un successo dell’insuccesso, celebrato ieri dal gran pavese delle prime pagine di tutti i maggiori quotidiani. Non si può altrimenti definire il risultato ottenuto dalle irrilevanti ma pacifiche manifestazioni inscenate da scalcagnati drappelli di attivisti no-vax.
Che quattro gatti in stazione siano riusciti a monopolizzare l’attenzione dei media è fenomeno inedito che si giustifica soltanto quale parziale, paradossale risarcimento di quanti quei raduni avevano convocato: rilanciando per giorni le frasi più violente e allucinate nelle chat dei terrapiattisti alla vaccinara o aizzando l’opposto estremismo di virologi e politici che, rifiutando ogni forma di dialogo con gli indecisi e i pavidi, invocano l’obbligatorietà del vaccino o l’immediata imposizione dei costi dei ricoveri a carico dei renitenti.
La delusione della comunicazione mainstream, schierata lungo i binari a fianco delle forze dell’ordine, è stata compensata dalla ghiotta notizia del voto contrario della Lega, in Commissione Affari sociali alla Camera, all’obbligatorietà del Green Pass. Una decisione maturata dopo che gli stessi ministri del Carroccio avevano approvato il provvedimento, che certifica la spaccatura del partito sul tema e soprattutto tradisce l’ansia di non lasciare a Fratelli d’Italia il monopolio del titillamento della pancia di una minoranza estrema di italiani.
Messo alle strette dal fermo richiamo del premier Draghi, ha quindi impiallacciato qualche frase di circostanza, non senza rinunciare a una controproposta: «Va bene, ma allora si devono garantire tamponi, rapidi e gratuiti, per tutti». A voler trascurare i controlli che vanno fatti su chiunque e quand’anche si ottenesse la copertura vaccinale dell’80%, significherebbe pagare di tasca pubblica 3 test a settimana per almeno 12 milioni di recalcitranti.
Le sue parole, lanciate nel vento della propaganda social, hanno prodotto l’effetto prevedibile: un suono fesso. Senza dimenticare la reazione a tutto questo di Enrico Letta, il segretario del Pd che per conquistare il Green Pass parlamentare si è candidato nella lista civica “Monte Paschi di Siena”.
Giravolte di giornata a parte, quel che più impressiona è lo spettacolo di partiti che credono di potersi permettere lo spreco di altri due anni in una perpetua campagna elettorale senza urne. Governando insieme, dovrebbero impiegare il tempo concesso loro dalla premiership di Draghi per ristrutturarsi intorno a programmi politici nuovi e credibili. Ascoltandolo ieri avrebbero dovuto capirlo.
Di Vittorio Pezzuto
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