Così, in “Malafemmina”, Totò si rivolgeva a Peppino dopo averlo colpito inavvertitamente con la frusta: «Ti sei fatto male? E pensa alla salute!». E già. Sono passati 65 anni da quell’indimenticabile pellicola, eppure quella frase appare – almeno secondo i dati di un report del Ministero della Salute, online dal 6 settembre – un avvertimento quanto mai attuale e, soprattutto, necessario, almeno in alcune aree del Paese.
In questo studio di 129 pagine – “Monitoraggio dei Lea. Metodologia e risultati dell’anno 2019” – emergono diversi aspetti interessanti. Si tratta di dati pre-pandemia, con le situazioni gravi che si saranno nel frattempo aggravate, riconducendoci in modo naturale all’affettuoso e grato ricordo di Martina Luoni – prematuramente scomparsa, lunedì scorso, all’età di 27 anni – che denunciò come l’emergenza pandemica stesse privando delle cure i malati gravi, tra cui quelli oncologici, e che poi è diventata testimonial della Regione Lombardia per la lotta al Covid.
Questi dati sui Lea, i Livelli essenziali di assistenza, sono ‘vecchi’ di quasi 3 anni, peraltro dopo che una legge dello Stato, nel marzo 2019, ha introdotto a partire dal 1° gennaio 2020 il Nuovo sistema di garanzia (Nsg) e di monitoraggio dell’assistenza. Ci dicono comunque in modo estremamente chiaro una cosa o, meglio, ce la confermano. In tema di Lea – lo strumento attraverso il quale il governo puntava ad assicurare a tutti i cittadini l’erogazione delle più importanti prestazioni (21 le voci monitorate per il 2019) in condizioni di qualità, appropriatezza e uniformità – emerge il baratro senza fine nel quale continua a precipitare la Calabria, sottoposta a un commissariamento ‘modello ergastolo’, fine pena mai: la valutazione sintetica Lea di 125 è infatti poco più della metà del 222 conseguito dalle due Regioni migliori (Veneto e Toscana). Un risultato negativo confermato anche dai dati, sperimentali, del nuovo sistema Nsg: la Regione Calabria è ultima per l’“area ospedaliera” ed è l’unica con i risultati ‘rossi’ in tutte le tre aree monitorate.
Appare quindi naturale il ritornare a Totò e alla domanda che pone al vigile milanese: «Noi vorremmo sapere, per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?». In realtà, i calabresi che subiscono questa situazione sanno bene dove andare: 53.866 di loro sono emigrati per farsi curare altrove nel corso del 2019, con una spesa di 222 milioni di euro. Altre perdite a bilancio, che pagheremo tutti, o altri servizi sottratti a questi cittadini, come si legge nell’affresco impietoso sulla ‘non sanità’ calabrese tratteggiato dai giudici costituzionali in una recente sentenza, già presentata su questo giornale.
Di fronte a queste diseguaglianze che sono fonte di inefficienze economiche, per ricordare le parole di Barack Obama, è giunto il tempo delle scelte difficili con il coraggio delle soluzioni giuste anche se impopolari, come quelle dei leader – non dei follower – presentate in “Ritratti del coraggio”, scritto da J.F. Kennedy proprio durante una convalescenza. Serve recidere lacci e lacciuoli e puntare al risultato finale, grazie ai tanti calabresi per bene. Per farlo, serve un sistema in grado di ritornare al “poter dire di no” e al “dover dir di no” che forse, negli anni, è progressivamente scivolato nel “non voler dire di no”. Partendo, prima di tutto, da quei casi dove le scelte coraggiose della politica hanno avuto ragione.
di Maurizio Bortoletti
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