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Almasri

Analogie e differenze storiche tra il caso Almsri e il “lodo Moro”

La vicenda Almasri riporta alla mente il “lodo Moro”, l’accordo – all’epoca segreto – stretto negli anni Settanta tra Italia e terroristi palestinesi

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Analogie e differenze storiche tra il caso Almsri e il “lodo Moro”

La vicenda Almasri riporta alla mente il “lodo Moro”, l’accordo – all’epoca segreto – stretto negli anni Settanta tra Italia e terroristi palestinesi

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Analogie e differenze storiche tra il caso Almsri e il “lodo Moro”

La vicenda Almasri riporta alla mente il “lodo Moro”, l’accordo – all’epoca segreto – stretto negli anni Settanta tra Italia e terroristi palestinesi

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La vicenda Almasri riporta alla mente il “lodo Moro”, l’accordo – all’epoca segreto – stretto negli anni Settanta tra Italia e terroristi palestinesi

La vicenda Almasri riporta alla mente il “lodo Moro”, l’accordo – all’epoca segreto – stretto negli anni Settanta tra Italia e terroristi palestinesi in base al quale questi ultimi avrebbero evitato di colpire il nostro Paese che, in cambio, concedeva loro libertà di traffici (anche illeciti) sul nostro territorio e tirava fuori dai guai con la giustizia chi eventualmente vi ci si fosse messo. Almasri non è un tizio qualunque ed è ovvio che dietro l’aiuto a tornarsene in Libia datogli dalle autorità italiane devono esserci ragioni di politica estera, ovvero patti clandestini con Tripoli.

La magistratura, che a seguito della denuncia di un avvocato nei confronti di presidente del Consiglio, due ministri e un sottosegretario ha trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri e ne ha dato comunicazione agli interessati, è dunque intervenuta su un terreno politico. Il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro, ha osservato che la denuncia avrebbe potuto essere cestinata «se fosse stata manifestamente infondata e fantasiosa», ma «evidentemente non è stato ritenuto un caso rientrante in quella tipologia».

Sono passati decenni dal “lodo Moro” e i contraenti stranieri di allora (l’Olp e l’Fplp) sono praticamente scomparsi dalla scena, sostituiti da altri. Quanto alla Libia, che sebbene non direttamente coinvolta sapeva del lodo e lo guardava con favore, Gheddafi e il suo regime non ci sono più. Le intese odierne che impegnano il governo italiano devono essere altre, ormai. È utile però ricordare cosa accadde per il “lodo Moro”.

Già prima che prendesse forma, l’Italia permise ai terroristi arabi arrestati di espatriare e la magistratura assecondò tali operazioni. Ciò diede adito a sospetti ma nel 1977, rispondendo a interrogazioni parlamentari, il sottosegretario Renato Dell’Andro negò che esistessero accordi sottobanco. Tuttavia nel 1978 Aldo Moro, in una lettera dal covo delle Brigate rosse dov’era tenuto prigioniero, accennò a criminali liberati e indicò nell’onorevole Erminio Pennacchini uno dei politici meglio informati. Nessuno ne chiese conto a Dell’Andro né a Pennacchini né ad altri. Si andò avanti fino a che nel 1979, in occasione dell’arresto dei responsabili di un trasporto di armi scoperto a Ortona, il governo Cossiga cambiò strada. Gli imputati furono mandati a processo e – nonostante una pubblica lettera indirizzata nel gennaio 1980 dall’Fplp al tribunale in cui si chiedeva di fermare i giudici, nonché una serie di terribili e inequivoche minacce susseguitesi nella primavera – l’Italia tirò dritto. Il 2 agosto 1980 arrivò la strage di Bologna (e il 27 giugno precedente c’era stato l’alquanto misterioso disastro aereo di Ustica). L’anno successivo, al termine del processo di appello, le pene furono mitigate, il condannato palestinese Saleh fu scarcerato e si dileguò. A metà anni Ottanta Stefano Giovannone, l’ufficiale del Sismi che più aveva curato i rapporti con i palestinesi, interrogato da un magistrato si trincerò dietro il segreto di Stato, che fu sempre confermato dai presidenti del Consiglio interpellati a turno, fino alla scadenza trentennale.

Ergo, per il “lodo Moro” l’autorità giudiziaria fu compartecipe delle scelte dell’esecutivo: sia all’inizio della vicenda, sia nella fase della linea dura in cui il governo tentò di disfarsi di quell’accordo clandestino, sia infine quando quest’ultimo fu riattivato nel 1981. Per il “lodo Moro” nel 1984 il segreto di Stato fu posto. Per il caso Almasri finora no. È problematico se Meloni, massima autorità competente, possa farlo stavolta. Ora che sotto accusa è proprio lei.

di Vladimiro Satta

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