Antichi errori ripetuti
| Politica
Il disastro in Emilia-Romagna ha un unica spiegazione: l’incuria di una classe dirigente incapace di trovare soluzioni univoche
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Il disastro in Emilia-Romagna ha un unica spiegazione: l’incuria di una classe dirigente incapace di trovare soluzioni univoche
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Il disastro in Emilia-Romagna ha un unica spiegazione: l’incuria di una classe dirigente incapace di trovare soluzioni univoche
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AUTORE: Andrea Pamparana
Sarà stato per il cambiamento climatico, ma non c’è dubbio che quello che è accaduto in Emilia-Romagna e in parte delle Marche sia un fatto straordinario. Purtroppo però la politica (e non vedo distinzioni) ne ha subito approfittato per dare, come sempre più spesso negli ultimi tempi, il peggio di sé. Non hanno pudore.
Il Veneto è stato salvato dai cosiddetti bacini di laminazione. Nel 2018 si registrarono 700 millimetri di pioggia in poche ore. In Romagna nelle ultime ore ‘soltanto’ 300. Perché allora questo disastro? Semplice: la metà dei bacini di laminazione non funziona.
Il bacino di laminazione è un parcheggio temporaneo per quella parte di acqua che un fiume non riesce a contenere in caso di piena. Ciascuno ha una capacità di contenimento di 3.130 metri cubi e i suoi costi si aggirano intorno ai 3,4 milioni di euro. Esistono anche le cosiddette “casse di espansione” in ambito fluviale e le “vasche volano” in ambito urbano. Non sono fantascienza ma normali opere idrauliche che dovrebbero essere predisposte dalla Regione competente, dalle Autorità di Bacino e dai Comuni. Prevengono i rischi, risolvono problemi. Consentono di affrontare situazioni emergenziali senza dover sentir dire nei talk televisivi il detto popolare: «Piove governo ladro!».
Perché il problema sta tutto nell’incompetenza e nell’incuria, in uno stucchevole dibattito fra ambientalismo ideologico al limite del fanatismo religioso e un ecologismo basato sulla scienza, fondato su dati reali e non su assiomi apocalittici un tanto al chilo.
«L’avevo detto io! Piove governo ladro» scrisse Antonio Gramsci fra il 1916 e il 1918 sull’edizione torinese de “L’Avanti!”. In un volumetto presenta una scelta di apologhi sulla morale e sul costume degli italiani condotti con lucida ironia. Altri tempi, altri personaggi. Oggi vanno in tv e dopo cinque minuti di ipocrita cordoglio incominciano a scannarsi vicendevolmente per attribuire responsabilità che sono invece di tutti, anche di noi cittadini.
Ho già più volte scritto che alla base di queste disgrazie c’è l’incuria. Che vuol dire anche negligenza e trascuratezza, sciatteria, disordine. Le nostre città sono un plastico esempio di tutto questo. Il clima sarà senz’altro cambiato, del resto il fenomeno è progressivo e storicamente accertato. A triste corollario di quanto scritto sopra, aggiungo un altro elemento, forse il più drammatico: l’ignoranza di una classe dirigente che non sa trovare soluzioni univoche ma soltanto frasi fatte l’un contro l’altro armate.
di Andrea Pamparana
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