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Api ministeriali

Una strage recente ha colpito la nostra sensibilità ecologica. Un caso, la strage delle api, diventato subito politico

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Una strage recente ha colpito la nostra sensibilità ecologica. Un caso, la strage delle api, diventato subito politico

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Una strage recente ha colpito la nostra sensibilità ecologica. Un caso, la strage delle api, diventato subito politico

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Una strage recente ha colpito la nostra sensibilità ecologica. Un caso, la strage delle api, diventato subito politico

No, le api no! «Se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita». Leggenda vuole che questa perentoria affermazione sia stata pronunciata da Einstein. In realtà il grande genio non disse esattamente così, insomma è una fake news che però ha un suo fondo di verità. Del resto, facciamo la disinfestazione da insetti vari (vespe, zanzare e calabroni) ma guai a toccare le api. E non soltanto perché producono il miele.

Una strage recente ha colpito la nostra sensibilità ecologica. Migliaia di api morte assassinate da vespe e calabroni sul tetto del Ministero dell’Ambiente e del Made in Italy. Il titolare del dicastero con portafoglio è Lollobrigida, Lollo per amici e detrattori (quale politico non ha né gli uni né gli altri?). Un caso, la strage delle api, diventato subito politico. Richiesta di chiarimenti urgenti da parte dell’onorevole Schlein, interrogazione parlamentare di vari deputati, esposto in Procura del prode Bonelli, di sinistra ma soprattutto vecchio ambientalista. Indagini serrate dei Carabinieri, ma già si notano le prime avvisaglie della presenza dalle parti del palazzo colpito dei servizi segreti, tra cui immancabili anche quelli deviati per mettere in atto i consueti depistaggi.

Sospetti? Beh, in primis la ex signora Lollobrigida, la mitica Arianna, sorella onnipresente della presidente Giorgia Meloni. Pare abbia complottato chiedendo lumi a una esperta, tal Boccia, che in un colpo solo ha colpito e affondato il ministro Sangiuliano e fatto tremare i vetri di Palazzo Chigi. Cronisti parlamentari in agitazione di fronte ai loro computer per copiare le indiscrezioni del re del gossip istituzionale (e non solo) Roberto D’Agostino, per tutti Dagospia. Ormai è quella la Bibbia, il calepino online al quale abbeverarsi, con un’occhiata porcellina a qualche procace influencer che siamo tutti invitati a riconoscere dai seni strizzati e dai lati b botulinati a dovere.

Però… Se prendete i sondaggi (per carità, non sono la Verità ma spesso ci azzeccano) da quasi due anni i numeri riferiti ai votanti (sempre pochini) sono gli stessi. Questo vuol dire che la gente – anzi «la ggente», come diceva Tina Pica al meraviglioso Vittorio De Sica – o non legge i Dagoreport o non gliene frega niente delle api (questo è male) e delle peripezie estive di corpi sudaticci di Vip o presunti tali. Il mutuo, la scuola che ricomincia coi soliti decennali problemi, il traffico, l’immigrazione, la sempre più diffusa violenza stradale e, ahinoi, domestica. Insomma, scherzi a parte, c’è un mondo che se la canta e se la suona e un altro – maggioritario – che vive la vita.

di Andrea Pamparana

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