Bergamo e Covid: passare dall’accusa al giudizio
Le indagini della Procura di Bergamo per accertare le responsabilità della gestione del Covid nel 2020 rappresentano un atto di rispetto per le tante, troppe vittime
Bergamo e Covid: passare dall’accusa al giudizio
Le indagini della Procura di Bergamo per accertare le responsabilità della gestione del Covid nel 2020 rappresentano un atto di rispetto per le tante, troppe vittime
Bergamo e Covid: passare dall’accusa al giudizio
Le indagini della Procura di Bergamo per accertare le responsabilità della gestione del Covid nel 2020 rappresentano un atto di rispetto per le tante, troppe vittime
Le indagini della Procura di Bergamo per accertare le responsabilità della gestione del Covid nel 2020 rappresentano un atto di rispetto per le tante, troppe vittime
Verità su cui la Procura di Bergamo ha chiuso le indagini, volte ad accertare quanto avvenuto a inizio pandemia sull’eventuale ritardo nell’istituzione della “zona rossa” in Val Seriana e sulla riapertura del Pronto soccorso di Alzano Lombardo quando c’erano già 96 infetti nella struttura. Sono 17 le persone accusate (principalmente per epidemia colposa) e fra queste l’allora presidente del Consiglio Conte, il presidente della Lombardia Fontana e l’allora assessore al Welfare Gallera. Ma anche il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. Si perse del tempo prezioso, decidendo di non estendere anche lì le misure già adottate nel lodigiano? Secondo l’ipotesi d’accusa illustrata dal procuratore di Bergamo, sì: «Migliaia di morti si potevano evitare».
Dove siano le responsabilità, di chi e se quei numeri corrispondano alla realtà lo accerteranno i giudici. «Un lavoro immenso, immane – dice Consuelo Locati – che in qualche modo prova a dare risposte alle famiglie che già tre anni fa chiedevano di sapere cosa davvero fosse successo nella bergamasca e sul perché proprio qui ci sia stata la strage più grande del Secondo dopoguerra. La Procura ha dimostrato un grande coraggio e un grande rispetto per i nostri cari che non ci sono più e per tutti i familiari sopravvissuti che da tre anni sono solo alla ricerca di una verità. Se non della verità assoluta, quantomeno di una verità su quello che è avvenuto».
Parole che non sono un atto d’accusa ma la giusta, legittima richiesta di chi ha perso gli affetti più cari in quelle settimane. A maggio 2023 è prevista invece la prima udienza della causa intentata in sede civile proprio dai familiari contro la Presidenza del Consiglio, il Ministero della Salute e la Regione Lombardia.
di Annalisa Grandi
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