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Bollette, aiuti e responsabilità

L’unica soluzione non può essere chiedere al governo di pagarci le bollette. Perché non potrà accadere, a meno di voler disastrare definitivamente i nostri conti pubblici portandoci nel baratro
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Bollette, aiuti e responsabilità

L’unica soluzione non può essere chiedere al governo di pagarci le bollette. Perché non potrà accadere, a meno di voler disastrare definitivamente i nostri conti pubblici portandoci nel baratro
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Bollette, aiuti e responsabilità

L’unica soluzione non può essere chiedere al governo di pagarci le bollette. Perché non potrà accadere, a meno di voler disastrare definitivamente i nostri conti pubblici portandoci nel baratro
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L’unica soluzione non può essere chiedere al governo di pagarci le bollette. Perché non potrà accadere, a meno di voler disastrare definitivamente i nostri conti pubblici portandoci nel baratro

La storia è istruttiva anche se naturalmente va presa per quello che è: un caso di razionalità ed equilibrio condominiale, realtà che il più delle volte e a ragione consideriamo sinonimo di miopia e scontri insanabili.

A Roma, in un mega condominio di San Giovanni – oltre mille abitanti, un paese in praticaè stato lanciato un referendum fra i condomini per decidere come gestire gli aumenti record dell’energia. Il 75% ha votato per l’ipotesi di maggiore risparmio, scendendo a sole cinque ore e mezzo di accensione dei termosifoni ogni giorno. Il condominio di San Giovanni è stato capace di affrontare l’emergenza-bollette proponendo e accettando a (larga) maggioranza una soluzione di puro buon senso. Davanti a un’emergenza impronosticabile e a conti che potrebbero finire fuori controllo per le famiglie, l’assemblea ha deciso di consumare meno. Per quanto possa apparire banale, una soluzione di cristallina ed efficace razionalità. È del tutto evidente che l’escamotage emergenziale abbia un valore molto relativo, se rapportato meccanicamente al vero e proprio allarme sociale che il nuovo governo si troverà a dover gestire nelle prossime settimane. Eppure, sarebbe quanto mai utile riconoscere l’importanza di un approccio innanzitutto razionale al tema.

Quando ci si trova davanti all’imprevedibile, come nel caso dell’esplosione dei prezzi dell’energia determinata dalla combinazione fra la fiammata inflazionistica e la follia guerrafondaia di Vladimir Putin, crediamo sia sacrosanto chiedere all’esecutivo una strategia e una capacità di intervento, ma altrettanto opportuno appellarsi al senso di responsabilità di tutti. Poi parleremo del mondo dell’impresa, ma se facciamo riferimento alle famiglie non si può dimenticare la capacità di ciascuno di sapersi regolare e di reagire di conseguenza alle circostanze esterne, in particolare se del tutto eccezionali. Viviamo i mesi che stiamo vivendo e l’unica soluzione non può essere chiedere al governo di pagarci le bollette. Perché non potrà accadere, a meno di voler disastrare definitivamente i nostri conti pubblici portandoci nel baratro e finendo per non pagare direttamente le pensioni. Altrettanto discutibile e irrealistico chiedere un aiuto a pioggia che copi pedissequamente l’intervento realizzato sul caro carburanti. A differenza dei distributori di benzina, nel caso delle bollette c’è poco da sterilizzare e un aiuto indiscriminato finirebbe per aiutare insieme alle famiglie in oggettivo disagio anche la sempre troppo folta schiera di furbi e furbetti del fisco. Gli evasori, insomma.

Non ci riteniamo ingenui e capiamo quanto sia mediaticamente facile e conveniente urlare alla tragedia incombente, alle famiglie dipinte come tutte uguali e tutte indistintamente avviate a un futuro di miseria, ma la realtà semplicemente non è questa. Perché la vita non è un talk show televisivo.

Quanto alle aziende, è fuori discussione che il governo debba intervenire a sostegno della produttività e in non pochi casi della stessa sopravvivenza delle imprese. In determinati settori l’esplosione dei costi energetici potrebbe causare lo sfacelo di intere filiere, ma al contempo non può essere tema del governo tutelare il profitto, piuttosto due precondizioni dello stesso: l’operatività, come già scritto, e la capacità competitiva delle nostre imprese. Se un’azienda italiana X dovesse finire fuori mercato a causa dell’incapacità di potersi approvvigionare di energia a un livello almeno comparabile alla concorrenza tedesca – citata non a caso – il governo dovrà trovare una soluzione. Non è corretto, invece, aspettarsi e neppure invocare miracoli. Cominciamo a chiedere razionalità e responsabilità a tutti, ci torneranno molto utili anche quando questa emergenza sarà terminata.

Perché di nessuna crisi conosciamo in anticipo la durata, ma sappiamo che tutte sono invariabilmente destinate a finire.

di Fulvio Giuliani 

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