Caso Soumahoro, pregiudizi
Caso Soumahoro, pregiudizi
Caso Soumahoro, pregiudizi
La vicenda di Aboubakar Soumahoro è profondamente istruttiva di suo, senza avventurarsi in processi mediatici o anche semplici considerazioni legate ai rilievi giuridici delle accuse piovute sul neodeputato. Chi ci legge sa quanto per “La Ragione” i processi abbiano diritto di cittadinanza solo nei tribunali. Tutto il resto è macelleria mediatica. Chi fa un altro lavoro, come noi, potrà tentare una riflessione sull’oggettivo fenomeno Soumahoro, costruito con un sapiente uso dei social, del personal branding e anche grazie a un pregiudizio.
Soumahoro è bravo, molto bravo, nella gestione della propria immagine: può sollevare tutte le critiche di questo mondo, ma la scelta di presentarsi a Montecitorio in stivaloni inzaccherati di fango nella giornata inaugurale della legislatura è semplicemente perfetta per i nostri tempi. Gli ha garantito una notorietà istantanea, del tutto ignota sino al giorno prima. S’intende, al di fuori degli ambiti strettamente sindacali o legati alla complessa e dolorosa realtà dell’accoglienza e dell’inserimento nel mondo del lavoro dei migranti. Un simbolismo di grande efficacia, nella lettura più ‘positiva’. In quella, invece, meno favorevole a Soumahoro si tratterebbe solo di puro marketing.
Ecco, l’onorevole si è consapevolmente trasformato in un personaggio: vuole essere un personaggio, per combattere la sua battaglia. Come già detto, non spetta a noi stabilire se le sue attività siano state condotte violando delle regole (che sia legittimo volerlo sapere – possibilmente non in tempi biblici – è scontato ma irrilevante). Viviamo una società profondamente imperniata sull’immagine e proprio questa considerazione persino banale richiama a un’assoluta severità nei confronti di noi stessi. In fin dei conti, oggi più che mai, siamo i primi e principali giudici dei nostri comportamenti e delle strade che percorriamo per arrivare ai nostri scopi. Siamo liberi di scegliere chi voler essere.
Accennavamo al pregiudizio: Soumahoro è stato candidato per il valore della sua battaglia in favore dei migranti, un impegno ingigantito dalla potenza dell’immagine del nero che lotta per i neri. Anche se spesso non ci pensiamo, i pregiudizi possono esistere anche su elementi positivi.
La sua vicenda, intanto, ci ricorda una verità scomoda per taluni: essere neri è un’oggettivo ostacolo per molti, ma anche un vantaggio per una minoranza più scaltra (o più furba e cinica, fate voi). Lo sottolineiamo perché i razzisti ci fanno orrore, ma non sono così meglio di loro quelli che il razzismo lo cavalcano per costruirsi un’immagine, una narrazione e una carriera.
di Fulvio GiulianiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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