Centrosinistra totalmente allo sbando
È evidente il segno del più vistoso sbandamento strategico della centrosinistra degli ultimi anni
Centrosinistra totalmente allo sbando
È evidente il segno del più vistoso sbandamento strategico della centrosinistra degli ultimi anni
Centrosinistra totalmente allo sbando
È evidente il segno del più vistoso sbandamento strategico della centrosinistra degli ultimi anni
È evidente il segno del più vistoso sbandamento strategico della centrosinistra degli ultimi anni
Molti si sono meravigliati della decisione di Giuseppe Conte di spazzare via la prospettiva del ‘campo largo’ con la scusa di una incompatibilità morale con Matteo Renzi. Ma era tutto nero su bianco. Domenica 29 settembre sul “Fatto”, Marco Travaglio aveva dettato con estrema chiarezza all’avvocato cosa doveva fare. «Il feuilleton (cioè il ‘campo largo’, ndr.) ha stracotto gli zebedei e non può durare altri tre anni, quanto ne mancano alle Politiche (salvo sorprese). È il caso di darci un taglio. I leader di opposizione si parlino e si diano appuntamento al 2027 o quando sarà».
La logica un po’ ‘futurista’ di Travaglio, fatta propria da Conte, avrebbe anche una sua coerenza interna. Però varrebbe in un sistema proporzionale. Con un sistema che resta condizionato da una parte di maggioritario, chi non si coalizza perde. Certamente, ci si può mettere d’accordo all’ultimo minuto – il direttore del “Fatto” propone anche questo – ma guardiamo oggettivamente quale situazione vorrebbe a crearsi. Seguendo il metodo Travaglio, nei prossimi anni (cioè di qui alle elezioni) avremmo da una parte un centrodestra sostanzialmente unito o comunque percepito come tale, proprio secondo la logica del maggioritario; e dall’altra parte le opposizioni che se le darebbero tutti i giorni di santa ragione e perciò percepite come rissosi avversari, secondo la logica ‘concorrenziale’ tipica del proporzionale nella quale ciascuno cerca di rubare consensi a chi gli sta più vicino.
Questa asimmetria è evidentemente priva di senso politico. Dato che questa legge elettorale non verrà toccata (per il buon motivo che in fondo va bene a tutti), ecco che se le forze del centrosinistra si scomponessero farebbero un gran regalo ai loro avversari. Siccome questo è un ragionamento persino banale, non è ingiustificato pensare che Giuseppe Conte stia perseguendo scientemente un disegno destabilizzante dell’attuale centrosinistra e in particolare della leadership che i numeri assegnano a Elly Schlein. Nel suo istinto distruttivo, è normale che il direttore del “Fatto” suggerisca la via del “muoia Sansone con tutti i filistei”, non volendo qui insinuare – perché non ne abbiamo le prove – che egli immagini un futuro di collaborazione fra Conte e Giorgia Meloni. Sono invece meno normali altre due cose. La prima è che il capo del M5S viva a cuor leggero il rischio di far vincere la destra alle Regionali almeno in Liguria e in Umbria proprio grazie a questa sua intemerata. La seconda è che Elly Schlein non reagisca in nessun modo all’offensiva di guerra dell’avvocato (facendo gli scongiuri che per fare pace con lui non ne sposi la linea per esempio in politica internazionale).
È evidente che tutto ciò costituisce il segno del più vistoso sbandamento strategico del centrosinistra degli ultimi anni e se le premesse sono queste non sarà l’ultimo.
di Mario Lavia
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