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Chi ha diritto di parola e chi no

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La forma di “contestazione“ nei confronti del ministro Roccella non mirava a generare un dibattito. Per quanto aspro e severo potesse essere

Chi ha diritto di parola e chi no

La forma di “contestazione“ nei confronti del ministro Roccella non mirava a generare un dibattito. Per quanto aspro e severo potesse essere

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Chi ha diritto di parola e chi no

La forma di “contestazione“ nei confronti del ministro Roccella non mirava a generare un dibattito. Per quanto aspro e severo potesse essere

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Sono stato molto colpito dalle parole riservate dalla scrittrice Viola Ardone alla vicenda della contestazione al ministro della Famiglia Eugenia Maria Roccella: “Se va dall’alto al basso è censura, se va dal basso verso l’alto è contestazione. Se parte da chi ha il potere verso chi il potere non ce l’ha, è censura. Se è diretta verso il potere, è contestazione”.

Parole oseremmo dire illuminanti, per comprendere l’atteggiamento di una certa intellighenzia nei confronti del concetto stesso di “diritti“. Premesso che tentare qualsiasi correlazione fra l’eterno dibattito sulla legge 194 e la natalità è lunare, nonché concettualmente imbarazzante e che in materia le posizioni di alcune anime dell’attuale maggioranza restano distanti dalla nostra sensibilità, qui il discorso è un altro: la filosofica distinzione della Ardone diventa nulla più che un sofisma se la contestazione si tramuta in bavaglio.

Non mi interessa ragionare sui decibel raggiunti dai contestatori dell’altro ieri a Roma, non ho tempo per provare a entrare nei loro cervelli e capire se volessero fare solo un po’ di caciara o impedire del tutto l’intervento dell’esponente del governo. So che quella forma di “contestazione“ non mirava in alcun modo a generare un dibattito. Per quanto aspro e severo potesse essere. Mirava a stabilire dall’alto del solito, immancabile tribunale del popolo – del quale abbiamo parlato appena ieri per altre vicende legate al giustizialismo – chi abbia diritto di esprimere le proprie opinioni e chi no.

Per quei soggetti, il ministro Roccella non può parlare perché le sue idee non meritano di essere esposte. Non hanno agibilità civile, secondo chi ritiene di avere il diritto divino di concedere o meno patenti di dignità morale a destra e a manca. Questo, l’ho personalmente sostenuto su Rtl 102.5 due giorni fa e qui lo ribadisco, sono forme di squadrismo.

Mentre gli intellettuali di cui sopra si riempiono la bocca un giorno sì e l’altro pure di rinascente fascismo, regime, omicidio della democrazia, fine della libertà di stampa e di espressione, lisciano il pelo senza vergogna a gente pronta a tutto pur di impedire al nemico (perché di questo si tratta ai loro occhi) di aprire bocca.

In tutta franchezza, contano poco gli appelli e le invocazioni alla solidarietà dai fronti politici avversi. Mi interessa il rapidissimo intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ancora una volta è riuscito a fare semplicemente ciò che andava fatto. Più di qualcuno, sempre nella folta schiera degli intellettuali, ci sarà rimasto male e infatti in pochi hanno sottolineato il suo intervento. “Ma come – avranno pensato – invece di difendere il sacrosanto diritto di contestare (con i modi che piacciono a loro, beninteso), Mattarella ha addirittura difeso il ministro brutto, sporco e cattivo?“

È solo una fantasia, ovviamente, ma abbiamo il fondato timore che possa assomigliare al pensiero di tanti.

Di Fulvio Giuliani

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