Col botto
Il 2022 è stato l’anno in cui le democrazie occidentali, con i loro mercati e i loro liberi cittadini, sono state vincenti
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Il 2022 è stato l’anno in cui le democrazie occidentali, con i loro mercati e i loro liberi cittadini, sono state vincenti
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Il 2022 è stato l’anno in cui le democrazie occidentali, con i loro mercati e i loro liberi cittadini, sono state vincenti
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Il 2022 è stato l’anno in cui le democrazie occidentali, con i loro mercati e i loro liberi cittadini, sono state vincenti
Il 2022 lascia nella storia una traccia di sangue e proietta nel 2023 un lascito positivo. Sebbene la lamentazione sia utile solo a conservare le cose peggiori, sebbene nel nostro mondo il conformismo protestatario e vittimista pretenda noi si sia, a un tempo, colpevoli e sopraffatti, il 2022 ci ha visti capaci di dominare gli eventi. Il piagnucolio non riuscirà a oscurare un anno in cui le democrazie occidentali, con i loro mercati e i loro liberi cittadini dediti ai propri interessi, sono state vincenti.
Eravamo, come tutti, impreparati alla pandemia. Le prime reazioni sono state pasticciate. Ma è il nostro mondo ad avere adottato la ricetta migliore, puntando su vaccini che hanno funzionato molto bene (e se taluno crede esista qualche cosa che non abbia controindicazioni è bene si dedichi al culto della superstizione e all’oscurantismo, verso cui mostra una non invidiabile vocazione), prendendo un notevole vantaggio su chi ha provato a negare il problema, a imporre vaccini autarchici e autentiche ciofeche (come i russi) o a fare del virus uno strumento di ulteriore controllo della popolazione, fallendo le vaccinazioni sia in qualità che in quantità (come i cinesi). Così abbiamo imboccato un biennio di notevole crescita. Per noi italiani ancora più forte, sia perché venivamo da una più forte recessione sia perché la fiducia è una cosa seria e, quando si crea, quasi miracolosa.
Il 24 febbraio le dittature hanno provato la riscossa, usando le armi. A innescare quell’aggressione non sono state certo le politiche occidentali o, come pretende la propaganda putiniana e come ripetono i beoti putinofili, l’espansione della Nato. Una balla imbarazzante per chi la ripete. Semmai il ritiro dall’Afghanistan, più per il come che per il fatto. La Russia e la Cina, in quel momento solidamente alleate, ebbero l’impressione di avere a che fare con smidollati. È successo l’opposto: le democrazie hanno reagito compatte e con durezza. La Russia s’è impantanata nella propria povertà morale e strutturale, la Cina ha preso le distanze. Il popolo ucraino paga con il sangue, noi lo aiutiamo perché la loro guerra è la nostra guerra, ma la Russia ha già perso. Sia la guerra che la faccia, degradandosi. Il 2022 ci lascia questo prezioso risultato. La chiusura della guerra sarà diplomatica o non sarà, ma la condizione del negoziato è spezzare l’aggressore.
In Italia abbiamo messo all’attivo dei preziosi balzi produttivi. Balzi, non crescite. L’Italia che compete ed esporta ha fatto numeri notevoli. La politica, purtroppo, corteggia l’Italia che va a rimorchio, scambiando la pavidità con la socialità. Si è votato e si sono fronteggiate due false coalizioni. Ha vinto il falso di destra. Da quella vittoria in poi (è passato poco tempo) tutto quello che s’è mosso in continuità ha ben funzionato, il resto no. Sul tema Ucraina la presidente Meloni è sulle posizioni del governo Draghi (cui si opponeva) e della larga coalizione che lo sosteneva, distante da quelle dei suoi alleati governativi (che appoggiavano Draghi). Eccentricità politicanti. Ratifichino il Mes, sollecitino i richiami vaccinali e tutto andrà per il meglio. Le abiure sono richieste da ecclesie ottuse, in democrazia serve il pragmatismo.
Sapevamo tutti che la politica dei tassi d’interesse a zero sarebbe finita, così come gli acquisti di vagonate di titoli del debito pubblico da parte della Banca centrale europea. Avviene con prudente lentezza e polemizzare con la Bce serve solo a dimostrare di non sapere cos’altro fare. Che invece c’è: mettere velocemente a frutto gli imponenti investimenti resi possibili dai fondi europei.
Checché se ne dica, il 2022 è stato un anno di successi politici e produttivi. Col botto. Nel 2023 rallenterà la crescita, ma si porranno le basi per la ulteriore ripartenza. Se solo abbandonassimo la faziosità senza fazioni, se la piantassimo di usare il futuro per regolare i conti del passato, vedremmo lo spazio per far crescere le idee migliori e il coraggio d’incarnarle. Auguri.
Di Davide Giacalone
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