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Comuni e soldi in arrivo

Grazie al Pnrr del governo Draghi i comuni riceveranno una valanga di denari ma come verranno spesi?
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Grazie al Pnrr del governo Draghi i comuni riceveranno una valanga di denari ma come verranno spesi?
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Grazie al Pnrr del governo Draghi i comuni riceveranno una valanga di denari ma come verranno spesi?
Fratelli d’Italia al Nord supera la Lega: largo ai sorrisi della Signora in Nero e alla faccia scura del Capitano ormai quasi ex. Il centrosinistra strappa Lodi al centrodestra e la cosa viene celebrata come riedizione del Piave, da cui del resto dista appena due ore e mezza di macchina. Il centrodestra all’opposto espugna Palermo chiudendo l’era Orlando: complimenti e felicitazioni, in particolare alle centinaia di presidenti di seggio che hanno preferito andare allo stadio a vedere i rosanero conquistare la B invece di fare il loro dovere civico. Per il quale sono perfino pagati.  Si potrebbe andare avanti assegnando al risultato dei circa mille Comuni dove si è votato un valore complessivo, quasi fosse il pronunciamento di una Nazione chiamata a stabilire il proprio destino. Non è così, e la narrazione che viene celebrata da parte sia di chi ha vinto che di chi ha perso produce un senso di straniamento e lascia in bocca il gusto amaro di una perpetua Sagunto.  Troppo severi? Beh, questo è niente. Visto che si parla di Comuni, vale la pena di ricordare che su di essi si sta per riversare una valanga di denari, frutto del via libera europeo al Pnrr del governo Draghi. Si tratta di un fiume di finanziamenti che attengono alla filiera dell’energia, comprese le colonnine per caricare le auto elettriche; dello smaltimento dei rifiuti, termovalorizzatori o soluzioni equipollenti; dei trasporti su rotaia, con attenzione alle metropolitane (bravo il riconfermato sindaco di Genova che, pare unico, ne ha fatto cenno). Il punto è che se non vogliamo fargli fare la fine dei fondi di coesione di cui ha parlato ieri il direttore Giacalone, per utilizzare adeguatamente i finanziamenti del Recovery è obbligatorio stilare progetti puntuali e convincenti, altrimenti finisce tutto in farsa come nelle tante commedie all’italiana.  Bene: qualcuno ha sentito parlare di cose del genere nella campagna elettorale, quella del primo turno che si riproporrà per i ballottaggi fra due settimane? C’è un elettore che può alzare la mano e dire: ho votato un candidato e non l’altro perché mi è apparso più convincente sulle cose da fare? Se c’è, come senz’altro c’è, merita un elogio. Ma la sensazione complessiva è che partiti e candidati – forse anche per responsabilità dell’informazione, poco attenta e molto parolaia – abbiano preferito discettare d’altro e non dei problemi concreti del territorio che devono amministrare: chissà se è anche per questo che la metà degli aventi diritto ha scelto di disertare le urne. Invece la questione è enorme, comunque vada, e chiunque vinca – di destra, di sinistra o di centro – se la ritroverà di fronte a stretto giro. Vale anche per Damiano Tommasi, centrocampista di lotta e di governo, che se vincerà (auguri) a Verona non potrà scegliere il dribbling ma casomai il tackle  I soldi della Ue – tanti: 200 miliardi, più di tutti in Europa – possono e in teoria devono farci fare il salto necessario per diventare un Paese più moderno, capace di riprendere il sentiero, che dovrebbe essere doverosamente condiviso, della crescita e dello sviluppo. Ma, appunto, se i progetti latitano perché gli interessi locali delle forze politiche e dei sindaci eletti adesso o tra quindici giorni non si sposano con quelli perseguiti dalle stesse forze politiche a livello nazionale e i veti ideologici prevalgono senza rispetto per le esigenze dei cittadini, rischiamo l’ennesima occasione sprecata. Magari anche l’ultima.   Ecco. Se davvero vogliamo lasciarci titillare dalla facondia politica, potremmo suggerire a tutti quelli che vagheggiano disimpegni dall’azione di Palazzo Chigi – nella speranza di riempire gli otri dei consensi adesso svuotati – di lasciar perdere e di concentrarsi sulle cose da fare nell’anno che rimane prima delle elezioni del 2023. Schieramenti e campi larghi possono attendere.  Di Carlo Fusi 

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