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Condotta e formazione

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In base alla riforma della scuola firmata dal ministro della Pubblica istruzione e del Merito Giuseppe Valditara con il 6 in condotta si verrà rimandati
condotta

Condotta e formazione

In base alla riforma della scuola firmata dal ministro della Pubblica istruzione e del Merito Giuseppe Valditara con il 6 in condotta si verrà rimandati
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Condotta e formazione

In base alla riforma della scuola firmata dal ministro della Pubblica istruzione e del Merito Giuseppe Valditara con il 6 in condotta si verrà rimandati
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Chiariamolo subito: la severità – quella vera – è (era) un’altra cosa. Con il 6 in condotta, in tempi certamente passati ma comunque successivi all’era dei dinosauri, si veniva bocciati senza appello. Adesso, in base alla riforma della scuola firmata dal ministro della Pubblica istruzione e del Merito Giuseppe Valditara – l’ennesima, deve essere una vera e propria passione ricorrente per le maggioranze che si susseguono – con il 6 in condotta si verrà rimandati a settembre, con obbligo di sostenere i relativi esami. Una scocciatura, senza dubbio, ma sempre molto meglio che perdere di colpo l’anno. Non ci riteniamo dei bacchettoni, non abbiamo alcuna nostalgia della severità per la severità e francamente non sapremmo cosa farcene dei maestri con le verghe e altre sciocchezze che ogni tanto vengono evocate per puro riflesso allo sbraco odierno. Se uno si becca 6 in condotta, però, vuol dire che avrà pur commesso una serie di infrazioni, mancanze di rispetto o peggio nei confronti di compagni e insegnanti da meritare abbondantemente la bocciatura. Senza retorica e senza lanciarsi alla riscoperta dei sacri valori di un tempo che in questo modo fanno più che altro sorridere. Estremamente interessante, piuttosto, la decisione di tornare a potenziare l’alternanza scuola lavoro. Nella sciagurata era dell’”uno vale uno“, l’alternanza non poteva che essere cancellata o quasi. Guardata con sospetto, demonizzata e additata a forma di sfruttamento dei ragazzi, invece che utilissima palestra e prima presa di contatto dei nostri figli con il mondo del lavoro che li attenderà da lì a pochi anni. Se fatta come si deve, ovviamente. Precisazione necessaria ma anche del tutto pleonastica, perché se partiamo dall’idea di non essere capaci di fare seriamente le cose è inutile star qui a parlare di scuola, formazione e di futuro dei più giovani. Un segnale d’attenzione confortante è anche quello che porta a creare dei percorsi professionalizzanti di soli quattro anni di superiori, cui agganciare il biennio agli ITS. Questi ultimi funzionano splendidamente, ma ne abbiamo troppo pochi in Italia per soddisfare l’altissima domanda delle imprese. In ogni caso, un primo passo di un cammino da intraprendere con coraggio di Fulvio Giuliani

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